Siria, parte l'attacco turco contro i curdi di Afrin

Le forze speciali di Erdogan alle porte dell'enclave. La Francia: «Riunione urgente all'Onu»

Siria, parte l'attacco turco contro i curdi di Afrin

I carri armati turchi e le forze speciali avanzano in territorio siriano per far fuori l'enclave curda di Afrin, non lontano da Aleppo, nel nord-ovest del devastato paese. Il «sultano», Recep Tayyip Erdogan, ha lanciato una nuova fase del conflitto in Siria.

Il presidente turco è convinto che esista «una barriera di terrore» ai confini meridionali del suo paese grazie alle milizie curde politicamente vicine al Pkk, il Partito dei lavoratori che da decenni combatte contro Ankara. Dopo aver alimentato la guerra civile si lamenta che nel caos siriano i curdi delle Unità di protezione del popolo (Ypg) siano riusciti a ritagliarsi un ruolo combattendo delle zone liberate e pacificate. Afrin, a ridosso del confine turco, è un'importante enclave nel nord-ovest della Siria, che avrebbe potuto aprire ai curdi lo sbocco verso il Mediterraneo. Sabato scorso è iniziata l'operazione «Ramoscello d'ulivo» con l'artiglieria che ha martellato le postazioni curde e gli F 16 turchi a bombardare la zona di Afrin. Ieri sono entrate in azione le forze di terra con l'avanguardia dei corpi speciali, i famosi baschi amaranto, ma da giorni i carri armati turchi si ammassavano al confine. «Il nostro esercito ha iniziato a prendere il controllo di centri abitati sottratti ai terroristi», ha annunciato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu. «State assistendo alla fuga dei terroristi, ma noi li inseguiremo», ha ribadito Erdogan.

L'enclave, dove i curdi proveranno a resistere a oltranza senza grandi speranza, è un tassello di una partita più ampia. La Francia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell'Onu per fermare l'offensiva. Nella zona di Afrin erano presenti degli osservatori russi. Il Cremlino e pure Damasco hanno buoni rapporti con i curdi considerandoli meno pericolosi dei ribelli sunniti. Però la Russia ha deciso di ritirare i suoi militari dall'enclave dando via libera all'offensiva di Ankara. L'obiettivo è allargare il divario fra l'alleato turco della Nato e gli americani. Afrin rappresenta solo il primo passo della nuova guerra di Erdogan. Non molto lontano i curdi siriani sono riusciti a ritagliarsi un'ampia zona liberata nel nord-est del paese chiamata Rojava, che confina con la Turchia. Lo scorso anno 30mila combattenti, in gran parte curdi, hanno liberato in quest'area Raqqa, la prima «capitale» dello Stato islamico con l'appoggio americano, che ha mille soldati sul terreno. Erdogan è stato chiaro: dopo Afrin toccherà ai Rojava.

Gli americani, al contrario, vogliono addestrare e armare i curdi per bilanciare lo strapotere dei contingenti iraniani in Siria. I leader curdi hanno sempre ribadito di non volere l'indipendenza, ma un negoziato con Damasco per un paese federale.

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