C entoquaranta militari italiani saranno schierati in Lettonia a partire dalla prossima primavera e faranno parte di un contingente di quattromila soldati della Nato. La conferma arriva dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, che riprende quanto già detto dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che aveva annunciato proprio una presenza militare al confine con la Russia a partire dal 2018. Una decisione presa in base a quanto già stabilito a Varsavia e che vedrà l'Italia, dal gennaio dello stesso anno, alla guida della task force che partirà con un comando canadese.
Quattro saranno i battaglioni schierati dal 2017 sia nei Paesi baltici, punto di maggior frizione con Mosca, che in Polonia. Si tratta di «spearheads forces», soldati dispiegabili ovunque in 48 ore. In pratica il corpo di «reazione rapida» della Nato. Stoltenberg annuncia: «Missione di difesa e dialogo». Ma c'è chi già vede il segnale sinistro di un possibile conflitto mondiale. In realtà le cose stanno un po' diversamente ed è nelle parole del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che si può capire come, per il governo, si tratti della normale partecipazione a un'attività Nato. «Noi - ha detto il capo della Farnesina - abbiamo sempre dato il nostro contributo a un'impostazione di rafforzamento degli assetti difensivi nei Paesi del nord-est dell'Alleanza atlantica». Basti pensare che l'Italia da tempo è impegnata, nell'ambito delle attività Nato, nei turni stabiliti dall'air policing. Da gennaio ad agosto gli aerei della nostra Aeronautica militare hanno sorvolato i cieli della Lituania, in seguito al turno di quattro mesi di altri Paesi. Ci sono nazioni Nato, infatti, che non hanno vettori della difesa aerea (tra questi Albania, Slovenia, Paesi baltici e Islanda) per i quali è previsto l'intervento a rotazione da parte di chi, invece, ha una forza aerea, come appunto l'Italia, che finora ha fatto air policing in tutti e quattro i Paesi.
Per quanto concerne la missione ai confini con la Russia, invece, con questa mossa la Nato vuol far passare un messaggio di prontezza e deterrenza, non tanto nei confronti della Russia, quanto semmai delle nazioni che fanno parte dell'Alleanza atlantica. Una normale verifica di capacità operativa per lanciare un messaggio al mondo: «Guardate che la Nato funziona». Un mostrare i muscoli, insomma. Una mossa, però, che ha fatto arrabbiare il Cremlino. La portavoce del ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova, interpellata sull'impegno italiano in Lettonia, ha detto che «la politica della Nato è distruttiva. L'Alleanza è impegnata nella costruzione di nuove linee di divisione in Europa, invece che di profonde e solide relazioni di buon vicinato».
Il presidente del CeSi (centro di studi internazionali) Andrea Margelletti spiega che «di fatto la Russia, in quella zona, fa sorvoli non autorizzati. I Paesi baltici sono armati di niente, per cui, è ovvio che la Nato abbia deciso di intervenire e che l'Italia, che ne fa parte, debba partecipare. Si tratta di una cosa normalissima. Se volessimo fare la guerra non manderemmo certo 140 militari, ma migliaia.
Quali sono i rischi di un conflitto mondiale? Per ora - conclude - posso dire che non ne vedo, anche se devo ammettere che ultimamente l'atteggiamento della Russia è parecchio aggressivo». Adesso il timore è ritrovarsi a giocare con il fuoco.
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