"Solo i prof di geografia possono insegnarla" Ma i più asini siamo noi

Via la cattedra agli insegnanti di italiano e scienze. La nostra ignoranza non ha confini

"Solo i prof di geografia possono insegnarla" Ma i più asini siamo noi

Al Tar stavolta è toccato certificare l'ovvio: ognuno faccia il proprio mestiere, insegni ciò che ha imparato, parli di quello che sa. Chiamato a decidere sull'esposto presentato dagli insegnanti di geografia, che protestavano perché a spiegare la materia nelle classi sono anche i colleghi di italiano e di scienze come se per la scuola i confini del mondo fossero periferia della didattica, il tribunale ha dato ragione ai contestatori. L'ultima parola sarà del Consiglio di Stato, ma sono difficili ripensamenti: insegnare geografia a scuola, una volta per tutte, saranno quindi gli insegnanti di geografia e nessun altro. Il problema nasce da lontano: era stata la riforma Gelmini a tagliare le ore di geografia, poi la Buona scuola le aveva assegnate ai docenti di italiano e scienze «pur in assenza di requisiti e abilitazione». Il problema adesso è un altro: non ci sono abbastanza abilitati per salire in cattedra. perchè da noi ogni problema risolto ne crea un altro.

La sentenza, al di là delle assegnazioni di competenza, ha una sua morale. Basta fare un giro per i social per scoprire carpentieri che si cimentano nella geopolitica di Putin, lustrascarpe che ridisegnano i confini del Medio Oriente e arrotini che ti spiegano la dinamica degli universi paralleli. Se poi chiedi dove hanno attinto cotanta competenza ti dicono l'ha scritto wikipedia, l'ho trovato su facebook, me l'ha detto lapecorasclera.org. Parla solo se sai cosa dici prima che una sentenza è un appello disperato destinato con ogni probabilità a cadere inesorabile nel vuoto ma che almeno marca, e mai come in questo caso è necessaria, una linea di frontiera.

Nell'era globale, dei mondi che si toccano, della tecnologia che abbatte le frontiere e dell'informazione a portata di clic capita, come spiega uno studio di Libreriamo.it, che un italiano su tre sia convinto che la capitale dell'Austria sia Berlino, che la Mole Antonelliana si trovi a Firenze e che Zagabria sia una città della Romania. E non è che sia necessario andare a spasso per il mondo per sentirsi spaesati: a marzo scorso gli otto candidati friulani che si sono presentati per essere assunti come centralinisti per il Nue, il Numero unico delle emergenze, sono stati tutti bocciati: non sapevano nulla o quasi sulla geografia del Friuli. Praticamente non sapevano manco dove vivevano, tanto per tornare a casa basta usare Google maps.

Facile dire, tanto trovare a chi dare la colpa è esercizio nazionale, che i politici non sono meglio, che anche chi dovrebbe guidare la nazione non ha idea di dove andare: il più promettente dei giovani per esempio, Di Battista, ha fatto ridere il mondo dichiarando «Nigeria, vai su Wikipedia: il 60% del territorio è in mano ai fondamentalisti islamici di Boko Haram, la restante parte Ebola». E il suo collega Di Maio per non essere da meno ha fatto diventare Pinochet venezuelano. Per non dire le figuracce rimediate dagli inquilini di Montecitorio tutti davanti alla telecamere perfide delle Iene.

In realtà è l'ignoranza ad essere virale: sei italiani su dieci non leggono neanche un libro all'anno, i nostri studenti, per l'Ocse, sono tra i

più somari d'Europa e sette italiani su dieci è analfabeta funzionale, cioè legge, guarda, ascolta, ma non capisce. I bravi geografici invece, giurano le ricerche di mercato, trovano tutti lavoro. All'estero, naturalmente.

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