"È solo un'operazione di potere ma può ricattare la maggioranza"

Il sociologo Luca Ricolfi: "L'ex premier non ha più carisma e ha dimostrato di cambiare idee secondo le convenienze"

"È solo un'operazione di potere ma può ricattare la maggioranza"

Professor Luca Ricolfi, esiste uno spazio politico per un partito di «sinistra moderata» con Renzi leader?

«Non so più che cosa vuol dire sinistra moderata. Vuol dire non trinariciuta? Vuol dire che non mette nuove tasse e nuove imposte patrimoniali? Vuol dire che vuol modernizzare il mercato del lavoro? Vuol dire che è una riedizione della Margherita, con una forte componete cattolica, tutta accoglienza e diritti umani? Se è soprattutto riformista, meglio il partito di Calenda, se è soprattutto pro-accoglienza, meglio il partito della Bonino.

Si tratta di un'operazione spregiudicata di Renzi, dettata da ambizioni personali, o è spiegabile con uno spostamento a sinistra del Pd di Zingaretti?

«Ma vogliamo scherzare? Il partito di Zingaretti è stato sinistrizzato proprio da Renzi, che costringendolo a fare un governo con i 5s ne ha spento ogni vocazione riformista e modernizzatrice, e resuscitato i peggiori istinti giustizialisti e assistenzialisti».

Come potrebbe influenzare la tenuta del governo?

«Mi pare evidente che, senza i 30 o 40 parlamentari di Renzi, il governo non ha la maggioranza. Quindi Renzi ha il pieno controllo della durata della legislatura. Altroché Mattarella. L'unica cosa che può fare Zingaretti per liberarsi di Renzi è dire: assì? allora andiamo al voto, con questa legge elettorale, e vediamo quanti parlamentari riesci ad eleggere.

Il renzismo finora ha avuto un suo senso come anima del Pd, in opposizione alla corrente più legata all'eredità del Pci-Ds. Può funzionare autonomamente, secondo lei?

«Non credo proprio, ormai il renzismo è solo ricerca spasmodica del potere».

Il modello potrebbe essere En Marche di Macron?

«È del tutto diverso, secondo me. Quando Macron lanciò il suo movimento era una figura politica vergine, con un programma chiaro e tutt'altro che improvvisato. Renzi viene da una sonora sconfitta (al referendum), e ormai ha una patente di inaffidabilità totale: non ha mantenuto la promessa di ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta al referendum, ha tradito il suo solenne (e condivisibilissimo) impegno a non allearsi con i Cinque Stelle, ora - se tradisce il Pd - non fa che confermare la fama di spregiudicato trasformista che si è cucito addosso da solo».

Un elettore di centrodestra potrebbe essere attratto da un partito renziano?

«Forse qualche elettore di Forza Italia, ma anche su questo ho dei dubbi: il consenso a Forza Italia è così basso da far pensare che l'unico fattore che induce ancora a votare quel partito sia la figura di Belusconi. Detto altrimenti: il voto a Forza Italia ormai è il voto dei fedelissimi, e un fedelissimo non cambia cavallo facilmente».

Un partito personale può avere successo?

«Di partiti molto legati a una singola personalità ce n'è uno che ha riscosso un enorme successo: Forza Italia, che è nato e si è affermato esclusivamente grazie alla personalità di Berlusconi. Io non escludo affatto che, in futuro, un nuovo imprenditore della politica catalizzi un largo consenso.

Il problema, però, è che per fare questo bisogna avere almeno due cose: il carisma, e delle idee in cui si crede fermamente. Renzi il carisma lo ha perduto dopo il referendum. Quanto alle idee, la doppia piroetta di questi giorni ha cancellato ogni dubbio: le idee di Renzi cambiano con le sue convenienze politiche».

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