Elezioni Regionali 2019

Emilia Romagna, il sondaggio segreto: il centrodestra è davanti al Pd

Salvini apre la campagna elettorale di Borgonzoni. Il centrodestra ci crede. Bonaccini fa appello ai civici e aspetta il M5S

Emilia Romagna, il sondaggio segreto: il centrodestra è davanti al Pd

La logica politica suggerirebbe cautela. L'Emilia Romagna non è l'Umbria, e Bonaccini non è Catiuscia Marini. In pianura padana la sfida della Lega al "sistema rosso" è ben più difficile di quanto non sia avvenuto sull'appennino. Eppure Matteo Salvini è convinto di potercela fare, tanto da trasformare le regionali in un test nazionale. "Se cade Bologna, crolla Roma", è il lietmotiv che circola in ambienti leghisti. Il terreno è scivoloso. Il discorso potrebbe valere anche al contrario: se Bologna resiste, la Lega allora accusa un colpo. E forse Conte è salvo.

C'è un motivo, però, se dal palco del PalaDozza il leader del Carroccio ostenta fiducia. Il motivo si chiama: sondaggi. Ci riferiamo in particolare ad una rivelazione commissionata dalla Lega, non ancora resa pubblica. Secondo una fonte accreditata del Giornale.it, il sondaggio darebbe il centrodestra in vantaggio di 6 punti sulla coalizione di centrosinistra. "Siamo davanti", esulta. Certo, mancano più di due mesi. Ma ai blocchi di partenza Lucia Borgonzoni (che dovrebbe essere sostenuta da tutto il centrodestra) si sente davanti al Pd. Se così fosse, la notizia sarebbe non indifferente. E in un certo senso pure storica: sarebbe la prima volta da quando si vota per i governatori della regione.

"L'ottimismo è il profumo della vita", sussurrava una nota pubblicità. E nella Lega oggi ve n'è in abbondanza, soprattutto dopo la manifestazione di ieri al Paladozza. Il sentimento sta contagiando buona parte del partito. Durante un incontro con la Lega Giovani a Pescara, Alberto Bagnai, presidente della commissione Finanze e tesoro al Senato, è stato chiaro: bisogna prepararsi, tra poco si potrebbe tornare al voto. Le politiche, insomma, il Carroccio le sente dietro l'angolo. Giusto il tempo di spodestare Bonaccini dalla guida dell'Emilia Romagna. Il resto verrà a valanga.

Dall'altra parte della barricata i problemi non mancano. La stampa ha dato ampio risalto al "sondaggio segreto" commissionato dal Pd prima della debacle in Umbria. I dati davano in vantaggio il centrodestra da 5 a 7 punti, dunque più o meno lo stessa fotografia emersa dalla rivelazione chiesta da Salvini. Secondo l'ultima rivelazione di Tecné, invece, Bonaccini sarebbe avanti di un punto (46% a 45%) in caso di mancata alleanza col M5S, distacco che salirebbe in caso di accordo tra Pd e grillini (51% contro 47%). I numeri ballano, Bonaccini cerca una coalizione "molto ampia" che coinvolga le "forze civiche". Molto dipenderà dalle scelte di Di Maio. Si vedrà. L'unica cosa certa è che non sarà una partita facile, come la sinistra era abituata a giocare in Emilia Romagna.

Il governatore uscente ha dalla sua parte un'arma: il gradimento personale, che ad oggi è maggiore di quello della rivale. "Questo lo sappiamo bene anche noi", sussurrano alcuni leghisti. Non è un caso se l'altro ieri, aprendo la campagna elettorale, Bonaccini si è scagliato contro una Borgonzoni comprimaria rispetto al suo leader. "Il giorno dopo le elezioni Salvini tornerà a Roma e qui, a fare il Presidente, resteremo io o la mia sfidante", ripete il piddino che vuol allontanare lo spettro del "voto nazionale". Per ora ha evitato la foto con i leader in stile Umbria e si è affidato ai 204 sindaci che lo appoggiano (due erano stati inclusi nella lista a loro insaputa). L'obiettivo è convincere pure i leghisti emiliani che grazie al suo governo "qui si vive meglio che altrove". Ci riuscirà? Difficile dirlo ora.

Di sicuro il centrodestra ci crede: sa che questa è un'occasione unica per cambiare colore alla rossa Romagna.

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