Nino MateriGiustizia è fatta. La Procura di Vicenza è intenzionata a «graziare» Graziano Stacchio, il benzinaio «giustiziere» che con il suo intervento «armato» sventò una rapina, ammazzando però uno dei malviventi colpito da una fucilata. Per Stacchio - «simbolo» e «vittima», suo malgrado, anche di strumentalizzazioni politiche e discutibili tournée televisive - si profila la richiesta di archiviazione: «Stacchio ha avuto una reazione proporzionata al rischio e all'offesa incombente (i rapinatori stavano minacciando, pistole in pugno, una commessa della gioielleria assaltata ndr), quindi non va processato...», questa in sintesi la tesi della Procura. Ora l'ultima parola tocca però al Gip che potrebbe accogliere la richiesta di archiviazione, (chiudendo così definitivamente il caso), oppure disporre un «supplemento di indagine». I fatti risalgono esattamente a un anno fa: il 3 febbraio 2015 Stacchio stava lavorando davanti al suo distributore di benzina all'ingresso del paese di Ponte di Nanto (Vicenza). L'uomo si accorge che nella vicina gioielleria Zancan è in corso una rapina a mano armata, prende il suo fucile, spara un primo colpo in aria, la gang risponde con raffiche di mitra che sfiorano il benzinaio, lui preme nuovamente il grilletto del fucile colpendo uno dei malvivente (il pregiudicato Albano Cassol) che morirà successivamente per emorragia. Il suo cadavere verrà trovata nell'auto abbandonata dalla banda. Alla fine dello scorso luglio i carabinieri arrestarono Oriano Derlesi, giostraio nomade, inchiodato dalla corrispondenza fra il suo dna e quello repertato dentro la vettura trovata sul ponte di Nanto.La Procura vicentina ha annunciato ieri che, nel giro di alcuni giorni, sarà in grado di chiudere le indagini su Derlesi e di chiederne il rinvio a giudizio con le accuse di tentata rapina e di tentato omicidio in concorso. Circostanza che comporta come logica conseguenza che la Procura chieda l'archiviazione del procedimento penale a carico di Stacchio, che era stato iscritto sul registro degli indagati con l'ipotesi d'accusa di eccesso colposo di legittima difesa. «Se c'è il tentato omicidio - sostiene la Procura - non può esserci eccesso di legittima difesa». Non ci sono invece novità circa gli altri due complici nei fatti della sera del tre febbraio 2015. Ci sono i profili genetici di altre due persone, indicate come «Ignoto 2» e «Ignoto 3». Questi due uomini rimangono sconosciuti, così come rimane nell'ombra l'uomo ripreso in volto dalle telecamere di sorveglianza. Intanto Roberto Zancan, il proprietario della gioielleria della tentata rapina, ha anticipato al Gazzettino di «volersi costituire parte civile in un futuro processo per chiedere i danni materiali e morali patiti». Si tratta dello stesso Roberto Zancan che contende a Francesco Sicignano (altro «giustiziere» gettonatissimo sul piccolo schermo e addirittura neo candidato politico ndr) il record di comparsate tv nel campionato dell'indignazione (categoria «Far West», specialità «giustizia fai-da-te» ndr). Intanto, sul tema, invece di farsi promotore di nuove leggi, anche il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, preferisce le dichiarazioni a favore di telecamere: «Sono contento della richiesta di archiviazione, spero abbia esito positivo, comunque decideranno i giudici - ha detto intervistato su La7 -. Il punto fondamentale è che cosa è legittima difesa e quando un cittadino è legittimato, in una condizione di proporzionalità rispetto all'offesa, a difendersi: abbiamo necessità di ripensare questo concetto. Dal punto di vista istituzionale, credo che l'unica cosa seria e concreta che si potrebbe realizzare è un'estensione dei confini della legittima difesa, senza ideologizzare e senza andare dietro alla Lega». Ecco bravo, invece di parlare, faccia qualcosa di concreto. «Se lo stato non è in grado di garantire la sicurezza dei cittadini, non può nemmeno imporre pene sproporzionate a chi, aggredito, si difende da criminali patentati», ha sintetizzato, efficacemente, il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti.
Chiaro il riferimento a Franco Birolo, tabaccaio a Civé di Correzzolla (Padova), condannato pochi giorni fa per eccesso di legittima difesa a due anni e otto mesi di reclusione e al risarcimento di 325mila euro alla madre e sorella del bandito che aveva ucciso nel corso di una rapina. Giustizia è fatta?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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