È dura la vita dello stenografo. In Sicilia praticamente un inferno. Presa dalla frenesia del risparmio, l'assemblea regionale ha messo nel mirino i suoi dipendenti, inaugurando la stagione dei tagli. Lacrime e sangue. E risate. Perché fino al 2017 i poveri (si fa per dire) scrittori tachigrafici che sulla punta delle dita veloci fanno viaggiare nel mondo il racconto delle epiche gesta dei parlamentari siculi per la prima volta guadagneranno un po' meno del presidente Napolitano.
Al capo dello Stato è riconosciuto un appannaggio annuo di 240.000 euro. Loro, che sin qui ogni anno di euro ne prendevano 235.000 (ma al lordo, per carità), dal 2015 dovranno accontentarsi di 204.000 euro, carichi di trattenute da scomputare. Ancor peggio andrà a segretari (193.000), coadiutori (148.000), tecnici (132.200) ed assistenti (tradotto dal burocratese, i commessi), ultimi della graduatoria con 122.500 euro. I più sfortunati colleghi del Senato riceveranno paghe più basse rispetto ai parigrado siciliani? Il paragone non regge. «Contrariamente a quel che avviene a Palazzo Madama, qui all'Ars non saranno riconosciute indennità fisse e incentivi di produttive. Le nostre sono cifre chiare e non esistono sotterfugi», spiega orgoglioso il deputato questore Paolo Ruggirello, tra i fautori della sofferta intesa coi sindacati.
Portatori, aggiunge grato, «di un grande senso di responsabilità», esplicitato col voto favorevole alla proposta anche se i rappresentanti di coadiutori e parlamentari si sono astenuti. Manca adesso il sì del Consiglio di presidenza, già convocato per mercoledì. Sarà una decisione difficile: tagli così sanguinosi non s'erano mai visti, in Sicilia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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