Atene Si scrive Macedonia, si legge Nato. Dopo 27 anni di dispute, Grecia e Macedonia hanno raggiunto un accordo sul nome da attribuire alla Fyrom. Skopje sarà la capitale della Macedonia del Nord, spianando la strada all'adesione del Paese a Ue e Nato, ma di fatto creando un pericoloso precedente relativo a controversie storiche che hanno di fatto bypassato fatti e popoli.
I due premier Alexis Tsipras e Zoran Zaev si sono simbolicamente stretti la mano sulle rive del lago Prespa, al confine naturale tra i due paesi mentre alle loro spalle non si placa la polemica di cittadini e opposizioni. In Grecia in ben 25 città si sono svolte manifestazioni e cortei in contemporanea per contestare il nome: Macedonia infatti è, da più di 3mila anni, una regione della Grecia, ha dato i natali ad Alessandro Magno e alla sua dinastia, così come sostenuto da duecento tra i più insigni storici mondiali guidati dal celebre archeologo Stephen Miller (Università della California) che cinque anni fa hanno anche rivolto un appello pubblico all'allora presidente americano Barack Obama per impedire il clamoroso falso storico. Le opposizioni elleniche hanno anche proposto un voto di sfiducia a Tsipras che però non è passato per soli quattro voti. A Salonicco pochi giorni fa in piazza c'era una vasta gamma di cittadini e istituzioni, anche la Chiesa Ortodossa, per dire no alla concessione del nome Macedonia a chi provocatoriamente ha eretto una statua di Alessandro Magno dinanzi all'aeroporto del paese, suscitando vive proteste nelle «vere» città del figlio del re Filippo, come Pella, Verghina e la stessa Salonicco.
La disputa durava dal 1991, come coda velenosa che ha attraversato anche il conflitto sul costone balcanico post scomposizione jugoslava, ma Tsipras, nonostante i sondaggi gli attribuiscano un ulteriore crollo anche per questa vicenda, esulta: «Questo è un passo coraggioso, storico e necessario per i nostri popoli. Siamo qui per sanare le ferite del tempo, per aprire un cammino di pace per i nostri paesi, i Balcani e l'Europa». Sulla stessa lunghezza d'onda il collega Zaev secondo cui «i nostri Paesi dovrebbero uscire dal passato e guardare al futuro, saremo partner e alleati».
L'accelerata impressa all'accordo non è figlia solo del lavorìo sotterraneo svolto dal negoziatore delle Nazioni Unite, Matthew Nimetz, ma si intreccia anche con le nuove dinamiche geopolitiche che stanno interessando il Mediterraneo e l'Europa dell'Est.
Washington, che ha nel Dipartimento di Stato uno dei principali sponsor dell'accordo, sta trasformando la Grecia nel nuovo hub militare nel Mediterraneo dopo il disimpegno dalla base turca di Incirlik, con navi, caccia e sottomarini nelle nuove e vecchie basi elleniche al fine di controllare il Medio Oriente. In più Tsipras ha avuto precise garanzie anche sui futuri cantieri navali che verranno a breve potenziati. Nel mezzo, una storia millenaria e altro sale su ferite niente affatto sanate.twitter@FDepalo
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