Non ha ancora deciso se esserci. E chissà se alla fine prevarrà l'assenza, a difesa della dignità e dell'autonomia della giustizia, o se invece si farà largo l'opportunità, con una presenza muta a evitare (nuove) polemiche.
Il 2 Agosto, a Bologna, quest'anno sarà altro dal solito. Non solo il ricordo della strage consumata 37 anni fa in stazione. Non la semplice memoria delle 85 vittime. Non sarà neppure più soltanto il confronto tra verità che per decenni hanno convissuto: quella politica, mai provata, per la quale i responsabili sono da ricercarsi tra neofascisti, P2 e servizi deviati. E quella giudiziaria. Che una conferma condivisibile o meno l'ha invece trovata. Per i giudici a piazzare la bomba assassina furono Francesca Mambro, Valerio Fioravanti (entrambi in semilibertà dal 1999) e Giuseppe Ciavardini. Sui mandanti, al contrario, nessuna certezza, figurarsi sentenze. Nemmeno indizi penalmente rilevanti, sostiene la Procura bolognese, che per questo a Marzo ha chiesto l'archiviazione delle indagini. L'associazione familiari delle vittime, presieduta dal deputato Pd Paolo Bolognesi, ha presentato opposizione, ritenendo infondato ridurre «i Nar degli stragisti Fioravanti, Mambro e Ciavardini a dei neofascisti spontaneisti, non controllati da P2 e servizi segreti, come dimostra la sentenza definitiva di condanna di Gelli, Pazienza e degli allora vertici del Sismi per averli protetti depistando le indagini».
Il 26 Ottobre deciderà il Gip. Intanto, però, per la prima volta il confronto tra le due verità s'è trasformato in scontro. «La storia non si archivia», il titolo dei manifesti commemorativi affissi in città dall'associazione. È bastato al procuratore capo Giuseppe Amato per capire l'antifona: «Non credo che la nostra presenza possa riscuotere apprezzamento, che non per forza deve esserci, ma siccome la critica deve essere accompagnata da contraddittorio, ed in quella sede un contraddittorio non può esserci, ecco, allora io credo che per noi parlino le nostre attività giudiziarie». Il sindaco Virginio Merola ha provato a ricucire, invitando Amato alla cerimonia in programma a Palazzo d'Accursio.
Bolognesi, che nel frattempo aveva già dichiarato sgra4dita la presenza di esponenti del governo (ma il ministro Galletti, bolognese doc, ci sarà), dopo aver annunciato d'essere pronto «ad attaccare dal palco la linea dei pm» ha un po' aggiustato il tiro: «La Procura può venire quando vuole alla manifestazione, non abbiamo problemi».Non più una dichiarazione di guerra aperta, non proprio una mano tesa. E chissà se Amato ci sarà e quale storia sceglierà di scrivere.
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