La strana coerenza dei transfughi finiti sotto l'Ala

Se fosse la ragion politica il motivo dei tanti cambi di casacca di questi mesi, di certo stupirebbero molto meno

La strana coerenza dei transfughi finiti sotto l'Ala

Se fosse la ragion politica il motivo dei tanti cambi di casacca di questi mesi, di certo stupirebbero molto meno. Invece il punto è che nessuno o quasi dei deputati o senatori che rimbalzano da un gruppo parlamentare all'altro ne fanno per così dire una questione filosofica. Compresi i tanti che in questi giorni sono attratti dalle sirene di Denis Verdini. Basta rileggersi interviste e comunicati delle ultime settimane per capire quanto il problema sia per nulla politico e tutto personale. Tanto che quasi mai l'argomento principe di chi decide di fare il salto della quaglia coincide con quello che in questi ultimi mesi è considerato il punto debole di Forza Italia: la linea piuttosto ondivaga assunta dal partito in alcuni passaggi chiave.

Ma andiamo con ordine. L'ultimo trasloco è quello dei senatori Sandro Bondi e Manuela Repetti che, dopo aver lasciato Forza Italia per il gruppo misto, ieri hanno formalizzato l'ingresso nell'Ala di Verdini. Un passaggio piuttosto coerente - al netto dell'iniziale incoerenza di chi per anni ha «seduto alla destra del padre» per poi ripudiarlo - visto che da mesi i due votano a favore del governo. Il problema, insomma, non sono tanto loro. Quanto i nomi che circolano in queste ore, con parlamentari pronti a passare finanche dai Conservatori di Raffaele Fitto a Verdini. Il caso di scuola è quello del senatore Antonio Milo, di cui a cadenza mensile i rumors raccontano la tentazione di traslocare. E la domanda che sorge spontanea è: ma come si fa ad essere indecisi tra un gruppo che è apertamente all'opposizione di Renzi (Fitto) e uno che ne è di fatto la stampella al Senato (Verdini)? Bisogna chiedere ai senatori Ciro Falanga ed Eva Longo, che lo switch Fitto-Verdini l'hanno fatto davvero questa estate.

Allo stesso modo, per nulla politica appaiono le considerazioni di chi minaccia di uscire da Forza Italia o di chi smette di farlo per il solo fatto che Silvio Berlusconi ha deciso di partecipare ad una cena elettorale magari stoppando

un violento regolamento di conti che si stava consumando proprio in Lombardia. Più che la politica o la coerenza, dunque, fanno le beghe interne e le situazioni personali. Con buona pace dell'assenza di vincolo di mandato.

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