Rettili, uccelli, mammiferi, scoiattoli, iguane, pitoni reali, tartarughe sulcate africane, buceri rinoceronte, scimmie, coccodrilli siamesi, gatti leopardo, ma anche gufi e molti altri. Venduti su Facebook, nel crescente mercato thailandese degli animali rari. Un traffico arduo da monitorare, dato che avviene su internet ed è difficile da arginare. Un traffico che sta aumentando, soprattutto nei Paesi del Sud est asiatico, come la Thailandia. Per limitare la pratica popolare, il governo thailandese ha istituito un'unità specializzata combattere questo tipo di crimine, la Wild Hawk.
Ma non basta, perché la legislazione thailandese sulla protezione della fauna selvatica è molto debole. Il problema merita attenzione, perché nonostante gli arresti di venditori, il commercio di animali esotici continua ad attrarre i commercianti. Traffic ha monitorato 12 gruppi Facebook, comprendenti un totale di 106.111 membri, ha analizzato 756 post e ha trovato 200 specie per un totale di 1521 animali vivi messi in vendita.
Traffic è un'associazione che lavora in tutto il mondo per monitorare il commercio di animali e le piante in contesti di biodiversità, conservazione e sviluppo sostenibile. Da giugno a luglio del 2016, Il rapporto di Traffic, uscito a settembre 2018, parla dell'uso di Facebook per la tratta degli animali selvatici in Thailandia. È un rapporto che suscita indignazione e scalpore, se si pensa che all'interno di queste cerchie di uno dei social network più popolari, vengono venduti senza controllo animali appartenenti a 105 specie protette dalla legge thailandese, soprattutto uccelli (la categoria più pubblicizzata) e 95 specie non protette, la maggior parte dei quali rettili. I Loris lenti della sonda, con i loro visetti carini e i loro occhioni grandi fanno tenerezza, sono attrattivi per i turisti e sono spesso protagonisti di video sui social, e gli animali più popolari nella tratta, con 139 esemplari. Dopo i Loris, vengono le tartarughe sulcate africane, con 115 individui commercializzati. Più della metà delle specie offerte sono tutelate dalla legge thailandese per la protezione degli animali selvatici. E i prezzi salgono in base alla rarità. La Thailandia è stata a lungo un centro di commercio illegale di animali e specie protette. Ad oggi, un gruppo Facebook è stato chiuso, gli altri stanno aumentando esponenzialmente il numero di utenti. Facebook ha dichiarato all'Associated Press che il social network «non ammette la vendita o il commercio di specie in via di estinzione e rimuoviamo questo materiale non appena ne siamo a conoscenza».
Ma quello che più dovrebbe
far preoccupare è che la presenza di traffici di animali sui social media sta aumentando sempre di più, facilitata dalla rapida crescita e dall'uso delle piattaforme come strumenti efficaci di interscambio e passaparola.
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