Inizia con un portone d'ingresso sbarrato, una facciata imbrattata di vernice e di slogan inneggianti al diritto alla casa. E finisce con l'immobile occupato e l'indignazione del giorno dopo che si infrange nel silenzio delle istituzioni, mentre il tempo che scorre scava una nicchia legale all'abusivismo. È un film già visto quello che si ripete nella Napoli del sindaco uscente e ricandidato Luigi de Magistris, l'ex pm paladino dell'area arancione, catalizzatore di voti capace di penetrare nella zona grigia del consenso che va dagli indipendenti all'astensione, fino all'estrema sinistra dei centri sociali. Un'intesa già sfociata nella concessione dell'ex Asilo Filangeri, ristrutturato con soldi pubblici, al collettivo «La Balena», su cui affila le armi il candidato rivale di centrodestra Gianni Lettieri che punta il dito sull'«affittopoli a beneficio dei centri sociali». A farne le spese, questa volta ci sono sei suore anziane ancora terrorizzate dall'invasione con cui due mesi fa il collettivo «Magnammocce 'o persone», parte della galassia dei movimenti per la casa, ha preso possesso del convento di San Pietro a Majella, nel cuore della città partenopea. Non è bastata la denuncia dell'ordine religioso che all'indomani della «presa» si era rivolto ai carabinieri, un fascicolo aperto in Procura e un immediato sopralluogo della Digos che non aveva potuto altro che accertare l'assenza dei presupposti per lo sgombero forzato vista la natura «pacifica» dell'occupazione.
Da allora una trentina di persone, comprese famiglie con bambini, abita indisturbata nell'edificio di piazza Miraglia. Poco importa che quello con annessa chiesa, sia uno dei complessi religiosi più antichi di Napoli visitato da turisti e cittadini. E che la convivenza forzata sia diventata insostenibile per le sorelle, ormai ridotte a ospiti appena tollerate. Se non «segregate» - si sfogano timorose con il Corriere del Mezzogiorno - relegate nelle loro stanze al quinto piano che non lasciano mai, se non per riunirsi in preghiera, per paura di ritrovarle occupate. Non sembra scuotere l'amministrazione de Magistris nemmeno il fatto che da un mese a questa parte la chiesa adiacente, frequentata dai residenti e da visitatori, sia chiusa. Niente messe né celebrazioni, tutte le funzioni e le iniziative, compresi alcuni concerti in programma, sono state temporaneamente sospese per i timori di incursioni notturne e di eventuali danni da parte dei «ragazzi perbene», come li hanno definiti le stesse suore benché ancora traumatizzate dall'improvvisa invasione tollerata dal Comune. «Non c'è nessun assedio», contrattaccano gli attivisti, «il resto dell'edificio non è mai stato un convento, c'erano degli uffici, le sorelle vivevano già al quinto piano e hanno un ingresso separato».
E poi meglio «occupato che trasformato in albergo, vista l'intenzione della Confraternita - non confermata - di venderlo a un imprenditore». Infine, annunciano, sulla questione c'è un tavolo di mediazione tra il movimento, il Comune e la Curia. Visti i precedenti, l'epilogo appare scontato.
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