Svegliati Italia, la Roma atea sfida il Papa

Al Pantheon va in scena l'anticlericalismo più becero. Il popolo omosessuale inalza cartelli di questo tenore: “L’inferno reale: Vaticano Guantanamo mentale”

Svegliati Italia, la Roma atea sfida il Papa

"Dov'erano quelli del Family Day quando c'erano da difendere i bambini dai preti pedofili?". La provocazione lanciata da Vladimir Luxuria dal palco allestito al Pantheon riassume bene il senso della manifestazione romana "Svegliati Italia" a favore delle unioni civili. Nella piazza gremita era uno sventolio continuo delle bandiere dell’associazione delle famiglie arcobaleno, di Democrazia Atea, dell’Unione atei e agnostici razionalisti (Uaar) e dei cattolici gay.

Tra la gente risuonano ancora le parole del Papa che ieri ha chiarito la posizione della Chiesa su questo tema: "non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione". C’è chi provocatoriamente mostra un cartello con scritto: “Se io non mi posso sposare perché la religione non vuole, allora voi non potete mangiare perché io sono a dieta”. Una ragazza minorenne, invece, mostra un foglio con la scritta: “Sono lesbica, grazie a Dio!!!”, mentre un’altra ha una specie di cappello colorato con la scritta: “L’inferno reale: Vaticano Guantanamo mentale”. Molti sostengono che quella dichiarazione “se la poteva risparmiare” e che per far passare il ddl Cirinnà “basterebbe che stesse zitto”, mentre altri si lasciano sfuggire frasi nello stile di Luxuria del tipo: “Poi con lo schifo che hanno loro lì dentro…”. È curioso come, mentre le coppie di omosessuali che sono andate in Spagna per avere dei figli fanno certi discorsi di stampo anticlericale, vicino alle colonne del Pantheon, in barba alle ordinanze del commissario Tronca, c’è il banchetto abusivo del commerciante che vende le statuette del Papa.

Ma Raffaele Carmamo, segretario dell’Uaar, al giornale.it spiega che “il Papa fa il mestiere di Papa e il suo mestiere non è quello di ampliare la libertà di scelta ma, al contrario, di limitarla”. Il problema è degli intellettuali progressisti che si lasciano intimidire dalla Chiesa perché le unioni civili “ci sono Paesi molto più cattolici dell’Italia, come l’Irlanda che ha i matrimoni omosessuali o Malta dove gli atei quasi non esistono e ha una legge più avanzata del ddl Cirinnà ormai da quattro anni”. Tra tutte le coppie intervistate, omossessuali o eterosessuali, il ddl della senatrice dem non è la via ottimale ma è “un punto di partenza, il minimo sindacale” e senza la norma sulla stepchild adoption "la legge è irricevibile”.

“Se anche questo non passa, qualsiasi altra cosa non sarà una legge di civiltà”, spiega Carcamo secondo cui il diritto di un bambino ad avere un padre e una madre non è inalienabile.

“Se tutti i bambini avessero il diritto ad avere un padre e una madre, lo Stato dovrebbe coerentemente andare a sottrarre i bambini ai figli di chi è rimasto vedovo o vedova” spiega il segretario dell’Uaar che, però, precisa: “personalmente sono contrario a chi, per avere un bambino si rivolge a donne svantaggiate che sono in India perché c’è una sorta di sfruttamento implicito ma, se a portare avanti la gestazione per altri è la sorella di un componente di una coppia omosessuale, si è di fronte a un gesto d’amore e non a un capriccio”. Tra una settimana, dal Circo Massimo, Roma ospiterà le ragioni del Family Day e si saprà chi avrà vinto la sfida mediatica della piazza.

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