L'«altra» Forza Italia, quella rinnovata da Silvio Berlusconi, deve marcare le differenze dalla Lega, accentuare il suo volto moderato, liberale, europeista. Quello di Antonio Tajani, presidente del Parlamento di Bruxelles, tra i fondatori del partito azzurro nel 1994, fedelissimo del Cavaliere. Il leader di Fi lo ha indicato da un anno come l'unico numero due possibile, l'ha candidato premier alle elezioni del 4 marzo e ora lo nomina vicepresidente. Sarà lui che dovrà governare l'operazione di restyling, riportare il partito alle antiche glorie e contrastare l'Opa salviniana, respingendo il fantasma del partito unico.
L'annuncio ufficiale arriva da Palazzo Grazioli, dov'è riunito per il secondo giorno consecutivo lo stato maggiore degli azzurri. Tajani in serata ringrazia con un tweet: «Ringrazio Berlusconi e tutta Forza Italia per la fiducia che ripongono in me. Da militante darò tutto me stesso per difendere i nostri valori e i citadini italiani».
Come cambiera Forza Italia? Il partito, spiega una nota, sarà organizzato in Dipartimenti, che saranno coordinati da Adriano Galliani, il ruolo di coach e questa è la seconda notizia. A guidare i Dipartimenti saranno parlamentari con esperienza tecnica e politica nei vari settori: Affari costituzionali, Giustizia, Affari Esteri, Difesa, Politica economica, Bilancio-Finanze, Istruzione, Cultura, Sport, Ambiente, Lavori pubblici, Attività produttive, Lavoro, Trasporti e telecomunicazioni, Affari sociali, Agricoltura, Politiche Ue, Mezzogiorno, Pari opportunità, Professioni, Italiani all'estero, Diritti degli animali, Tutela dei consumatori. I nomi ci sono già, ma saranno comunicati la prossima settimana. Integrerà l'attività dei Dipartimenti una Consulta del Presidente, cui parteciperanno «eccellenze del mondo imprenditoriale, del lavoro e della cultura italiana». La composizione si saprà presto. E nei prossimi giorni arriveranno altre novità, compresa la riorganizzazione sul territorio a livello regionale cui sta lavorando il responsabile della Conferenza dei coordinatori Sestino Giacomoni e le assemblee provinciali e comunali degli iscritti per l'elezione dei coordinatori locali. Questa è la terza notizia, perché se il Cavaliere sceglierà i coordinatori regionali e ne cambierà una metà, per aprire alla democrazia dal basso i dirigenti locali saranno invece eletti.
L'opposizione di Fi al governo giallo-verde, intanto, diventa sempre più decisa sui temi concreti. Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato, sottolinea che «ci sono divisioni e tensioni tra 5 Stelle e Lega sul decreto dignità, sui voucher, sul rispetto delle sentenze come ha sottolineato il Guardasigilli Bonafede, sul presidente dell'Inps Boeri che ha una posizione opposta a quella di Salvini, sui migranti». Sono le «prime crepe», ma a breve «si apriranno le voragini». Mette il dito nella piaga Renato Schifani: «Salvini sarà anche strafelice per il lavoro svolto con il M5s, ma francamente, oltre gli annunci, i risultati sono molto modesti». Per attaccare il vicepremier del M5s, la presidente dei deputati azzurri Mariastella Gelmini cita Tajani: «La minaccia del ministro Di Maio di non recepire la direttiva Ue sul copyright, è un atto di miopia politica,dalla parte dei giganti del web. Come ha giustamente sottolineato anche il presidente del Parlamento europeo, va assicurata un'effettiva protezione del diritto d'autore. Stop al Far West su internet».
Punta a stanare i leghisti e a contrastare la filosofia stessa del decreto Dignità la proposta di legge di Fi per tornare ai buoni-lavoro, voluti dal governo Berlusconi II e la Gelmini chiama in causa il titolare dell'Agricoltura, che li difende: «Bene il ministro Centinaio. Reintroduciamo subito i voucher». Il deputato Andrea Ruggieri ironizza: «A me il decreto assurdità sembra la corazzata Potemkin di Fantozzi. È un decreto povertà, più che dignità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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