Crisi in Venezuela, Tajani: "Il governo si allinei alla Ue"

Il presidente del Parlamento europeo: amareggiato da questa politica estera farsa

Crisi in Venezuela, Tajani: "Il governo si allinei alla Ue"

Roma - «L'Italia deve prendere il coraggio a due mani, seguire l'opinione del capo dello Stato e riconoscere Guaidò come presidente ad interim per andare a nuove elezioni in Venezuela». Antonio Tajani lo dice nel suo doppio ruolo, ringraziando a nome del Parlamento europeo che presiede i 17 Paesi Ue che hanno già riconosciuto l'oppositore del dittatore Nicolas Maduro e chiedendo, anche come vicepresidente di Forza Italia, che il nostro Paese segua l'esempio.

Parla su Rai Radio1, a Un Giorno da Pecora e poi alla stampa estera, Tajani, ed è molto duro. Fa appello al governo italiano perché si allinei all'Ue, secondo le «parole molto sagge» di Sergio Mattarella. Preannuncia anche un incontro la prossima settimana a Strasburgo con il premier Giuseppe Conte: «Sono amareggiato e deluso. Mi sento offeso come italiano. Non capisco perché il governo italiano non abbia riconosciuto la presidenza della Repubblica ad interim a Guaidò e si sia schierato con un dittatore efferato come Maduro». La posizione Ue, che Fi appoggia, considera che non si tratti di un'ingerenza, perché il mandato di Maduro è scaduto il 10 gennaio, sono seguite a maggio elezioni-farsa e la costituzione venezuelana prevede che, in caso di assenza del presidente, assuma il potere ad interim il capo dell'Assemblea nazionale, cioè Juan Guaidò. Tajani sottolinea che in Venezuela «si muore letteralmente di fame, milioni di venezuelani sono fuggiti in Brasile, Argentina e Colombia» e Maduro «ha portato il Paese al disastro economico». Per lui, l'alleato Matteo Salvini (con il quale precisa di non aver parlato) ha una sola scelta: «Se vince ancora una volta la posizione del M5S, dovrebbe prendere il coraggio di staccare la spina, per non subire continue umiliazioni». Il «divorzio è vicino», per Tajani. Il presidente azzurro dell'Europarlamento si esprime anche contro un intervento militare degli Usa e auspica una soluzione pacifica.

Proprio l'astensione del governo gialloverde blocca un'azione comune dell'Ue, perché Guaidò possa avviare il processo per un voto democratico e Fi chiede al ministro degli Esteri Enzo Moavero di chiarire in Senato la posizione dell'esecutivo. Per la capogruppo azzurra, Anna Maria Bernini, bisogna «raccogliere subito il forte richiamo del presidente Mattarella», invece di continuare con questa «politica estera farsa». Sempre a Palazzo Madama una mozione del gruppo di Fi, da votare dopo la relazione del titolare della Farnesina, chiede il riconoscimento di Guaidò come presidente provvisorio. Un'analoga mozione la presenta in Senato Fdi e la leader Giorgia Meloni attacca: «Tutte le nazioni europee, dal Regno Unito all'Austria, dalla Spagna alla Germania, riconoscono Guaidò presidente ad interim del Venezuela per indire libere elezioni e far tornare la democrazia. L'Italia invece, insieme alla Turchia di Erdogan, si schiera con il dittatore comunista Maduro. Una posizione assurda che indebolisce l'Italia sul piano internazionale e un insulto ai milioni di oriundi italiani» (sono 150 mila).

Guaidò sollecita il riconoscimento da parte dell'Italia, dicendo che ci sono contatti promettenti in corso con il nostro governo, mentre Maduro avverte l'Italia di non seguire Donald Trump e minaccia i Paesi che hanno riconosciuto il suo oppositore, con la prospettiva di un bagno di sangue e della revisione degli accordi bilaterali. Per la vicepresidente Fi della Camera, Mara Carfagna, «il governo italiano appoggia un dittatore comunista».

È quello che dice anche il vicepremier Salvini, mentre i suoi amici sovranisti del gruppo di Vysegrad si uniscono agli altri che riconoscono Guaidò, prendendo le distanze dal governo, in cui prevalgono i 5Stelle schierati per la «neutralità».

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