"Tante affinità tra noi grillini e gli elettori di centrodestra"

Il vicepresidente della Camera: "Su immigrati e tasse siamo in sintonia coi moderati. Il Pd? Partito ipocrita"

"Tante affinità tra noi grillini e gli elettori di centrodestra"

Roma - Fuori dall'euro ma dentro l'Unione, con un fisco più amico delle imprese e più rigore sull'immigrazione. Ecco l'Italia pentastellata secondo Luigi Di Maio, leader già in vetta alle quotazioni di un futuribile toto-premier, e fin qui è facile capire come mai tanti elettori del centrodestra orfani di un proprio candidato ai ballottaggi abbiano votato M5S. Ma restano anche le differenze, alcune forse inconciliabili. Il Giornale ha chiesto a Di Maio quale anima prevarrà.

Di Maio, riuscirete e mantenere un rapporto con il popolo del centrodestra in futuro?

«Non credo più all'esistenza di elettori di centrodestra e di centrosinistra. Esistono persone che si sentono di centrodestra e centrosinistra e istanze di categorie che prima si riconoscevano in uno schieramento ma che si sentono abbandonate da chi doveva interpretarle».

Alleanze non ne fate, si sa. Ma con la Lega ai ballottaggi avete flirtato.

«Ai ballottaggi si è visto che esiste un popolo deluso dalla Lega che vota per noi mentre non c'è un popolo deluso dal M5S che vota per loro».

Quindi esclude un fronte referendario anti Renzi?

«Noi non vogliamo personalizzare i referendum, ma convincere gli elettori che quella riforma bloccherà il Paese. E poi Renzi spesso non fa ciò che dice, quindi magari perde il referendum e poi rimane».

Sulla Brexit avete fatto un po' di confusione e votato con Farage contro l'uscita rapida del Regno Unito. Qual è la vostra linea?

«I vertici Ue vogliono una cacciata rapida degli inglesi come ripicca, vogliono colpirne uno per educarne cento. Abbiamo votato con Farage contro questa intimidazione. Perché non dev'esserci un'uscita morbida? L'Italia invece può cambiare l'Ue dal di dentro, mentre l'euro è solo lo strumento di una banca, la Bce, che ci vieta di fare deficit per investimenti. Per uscire dall'euro abbiamo già depositato una proposta di legge e raccogliamo le firme su un referendum».

Possibili temi su cui c'è affinità culturale con l'elettore di centrodestra: il fisco?

«È un problema bipartisan: vivere nel Paese con la pressione fiscale più alta del mondo per responsabilità di entrambe le parti politiche che ci hanno governato. Noi vogliamo abolire l'Irap, tassa immorale, ingiusta e incostituzionale e poi abbiamo finanziato la nascita di 2.100 nuove imprese attraverso tagli agli stipendi dei nostri parlamentari per 17 milioni di euro».

Non mi dirà che pure il reddito di cittadinanza...

«Noi crediamo che interessi tutti, perché anche chi sta bene economicamente oggi ha un figlio disoccupato. E oggi, se un imprenditore licenzia si sente anche moralmente in difficoltà perché mette qualcuno in mezzo alla strada. Con il reddito di cittadinanza sarebbe lo Stato a prendere in carico la persona licenziata e formarla per essere reimpiegata. Nel Nordest produttivo il reddito di cittadinanza riscuote più del 50% dei consensi».

Però ci sono temi cari al M5S che spaventano i moderati: la lotta contro i vaccini, le scie chimiche.

«Ma non fanno parte del nostro programma. Un conto sono gli approfondimenti sui forum in Rete, spesso interessanti e fonte di buone idee, un conto è ciò che sta nel programma».

Sull'immigrazione: accoglienza come ora?

«Ma quale accoglienza, ora è solo business. E la prima cosa sarebbe depurarla dai privati, enti, cooperative e Onlus, che ci lucrano e creano corruzione. Noi non rinunciamo alla distinzione tra chi ha il diritto di essere accolto e chi deve essere rimandato indietro e bisogna puntare su una selezione più veloce. E poi rivedere il trattato di Dublino, perché anche tra 100 che arrivano e hanno diritto all'asilo, tre dovrebbero restare da noi e 97 essere distribuiti tra i Paesi europei».

Sulla giustizia e il giustizialismo le differenze però sono profonde.

«Non credo che per i cittadini il problema siano le intercettazioni o gli avvisi di garanzia, ma i tempi della giustizia. E noi puntiamo a far lavorare di più i tribunali e limitare la prescrizione, allungandone i tempi o abolendola per certi reati, magari dopo la sentenza di primo grado».

A proposito di giustizialismo e demonizzazione, vede analogie tra i vostri elettori e quelli del primo berlusconismo, marchiati dalla sinistra come sciocchi ipnotizzati dalle Tv?

«Purtroppo però la demonizzazione nei nostri confronti arriva anche da destra anche se in questo senso il Pd è il partito più ipocrita, perché fa le stesse cose che criticava quando Berlusconi era al governo. Sono pregiudizi che gli si rivolteranno contro».

Mi ha colpito il video di Vincenzo De Luca che legge sprezzante il suo curriculum: «Webmaster, ma che lavoro è?».

«Non ho mai voluto rispondere a De Luca, perché è solo la prova dell'arroganza e del distacco dalla realtà di quella classe politica. Di certo ora tutti i webmaster d'Italia lo odiano. E pensare che per la sua campagna elettorale ne aveva ingaggiati alcuni tra i più bravi».

Perché la giunta Raggi ancora non c'è?

«Arriverà il 7 luglio, con la prima seduta del Consiglio comunale. E ammetto che abbiamo deciso di far slittare le scelte a dopo il voto proprio per evitare quella macchina infernale di demonizzazione che avrebbe potuto mettere in difficoltà qualche persona».

Si sente pronto a responsabilità di governo?

«Ho sempre detto che in caso non mi tirerei indietro, ma il punto importante è che siamo pronti come squadra».

Il 6 luglio compirà 30 anni, che regalo politico le piacerebbe?

«Renzi che ci porta un decreto con cui abolisce Equitalia».

E dalla sua fidanzata?

«Quello sarà una sorpresa».

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