Tasse sulle sigarette, spunta un altro aumento

Nella manovra economica spunta un altro aumento, camuffato, della tassazione sulle sigarette. Rincari fino a due euro

Tasse sulle sigarette, spunta un altro aumento

Nella manovra spunta un altro aumento, camuffato, della tassazione sulle sigarette. La novità è contenuta in un emendamento un po’ anomalo. È di iniziativa parlamentare, firmato dal presidente del gruppo Alternativa Popolare Laura Bianconi e dal Senatore Marcello Gualdani, ma sembra rispondere a esigenze di copertura del ministero dell’Economia. Mira a fare cassa, insomma, e lo fa nel modo più classico, aumentando le tasse sulle sigarette. Ufficialmente l’oggetto della modifica è «l’adeguamento tecnico delle disposizioni in materia di tabacchi lavorati». Nella sostanza un aggravio della tassazione che colpirà solo le sigarette di fascia bassa e, spiega Marco Spallone, professore della Luiss e vicedirettore del centro studi Casmef, Centro Arcelli per gli Studi Monetari e Finanziari, potrà tradursi in aumenti che potranno raggiungere i due euro a pacchetto nel giro di un paio di anni, penalizzando solo i cittadini meno abbienti e solo una parte dell’industria.

Il meccanismo è complesso. In sostanza si stabilisce un rapporto percentuale che lega onere fiscale minimo alla tassazione dei prodotti venduti al prezzo medio ponderato. Si accentua il carattere «regressivo» della tassazione del tabacco, che già penalizza i prezzi bassi, fino al punto che nel giro di qualche anno non ci sarà più differenza tra le marche più costose e quelle più economiche.

Già nell’estate scorsa era stata ritoccata la tassazione minima delle sigarette. «Ora si fotografa quella situazione che ha portato ad aumenti nell’ordine di 5 euro al chilo e si lascia al regolatore la possibilità di decidere discrezionalmente altri aumenti dell’imposizione fiscale sui prodotti di fascia bassa del 2,3% all’anno», aggiunge Spallone.

L’obiettivo sembra quello di mettere a bilancio aumenti di gettito che in realtà non sono certi, colpendo solo una parte dell’industria. Proprio il Casmef nei mesi scorsi aveva pubblicato uno studio dal quale emergeva che l’aumento della tassazione sui tabacchi in Italia ha fatto calare il gettito previsto di circa un miliardo di euro, per il 2017. «È normale, aggiunge Spallone. La domanda nei tabacchi è elastica, quindi se aumentano i prezzi, si riducono i consumi e anche il gettito. È accettabile nell’ottica della salute dei consumatori. Ma se togliamo i prodotti di prezzo basso, sottraiamo al mercato un cuscinetto tra il mercato legale e quello illegale.

I cittadini, in particolare quelli con minore potere d’acquisto, continuano a fumare, ma comprano le sigarette di contrabbando. Diminuisce il gettito e non cala il numero di fumatori». In compenso, nelle tabelle della legge di Bilancio, si possono mettere nuove entrate. Del tutto teoriche.

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