Sulla Tav la tensione è tanta. L'Alta velocità divide Lega e M5S, con Conte nel mezzo che prova a fare da mediatore di un tema spinoso per le tante implicazioni politiche ed economiche. I grillini, Di Maio e Toninelli in testa, vogliono tenere il punto su quello che è sempre stato un loro cavallo di battaglia; il Carroccio, invece, non intende intestarsi la chiusura di un progetto ben visto al Nord e - in generale - nel resto del Paese.
Il vertice di ieri sera tra Di Maio, Salvini e Conte non è servito ad altro se non a mettere in chiaro che nel governo siamo al muro contro muro. "Io non voglio rompere con i 5 stelle - dice Salvini, secondo quanto riporta Repubblica - ma non posso nemmeno intestarmi un 'no' alla Tav che comporterebbe il rischio della perdita dei fondi europei e perfino di un maxi risarcimento danni a nostre spese: se l'assumano loro, se vogliono". E ancora: "Qui non siamo alla crisi, ma la situazione con loro a questo punto è al limite.Io capisco Luigi, che deve tenere in piedi la sua baracca, ma certe volte ho l' impressione che non ci riesca".
Ieri sera, riferisce Repubblica, prima del lungo vertice di governo il titolare del Viminale avrebbe riunito nei suoi uffici i fedelissimi insieme ad alcuni professori e ingegneri. Salvini voleva arrivare preparato all'incontro. La Tav vuole farla, è convinto che costerebbe meno concluderla che bloccarla. E poi c'è la questione dei finanziamenti europei: dopo aver parlato con Jyrki Katainen, Salvini ha avuto la conferma che un "no" italiano alla Tav produrrebbe conseguenze sui fondi già stanziati da Bruxelles. Il rischio è di perdere qualcosa come 800 milioni. L'Italia infatti violerebbe due trattati firmati nel 2013: secondo le indiscrezioni la Commissione avrebbe pronta una lettera da inviare al governo nostrano.
Senza contare che lunedì dovrebbe arrivare il via libera ai bandi. Se il M5S volesse bloccarli dovrebbe ottenere un voto in Consiglio dei ministri. Ma in quel caso la Lega verrebbe allo scoperto, rendendo chiara la posizione e spaccando il governo. Le aziende aggiudicatarie, fa notare Repubblica, potrebbero peraltro anche dare il via ad azioni legali per i danni provocati da un eventuale stop. E se anche il governo decidesse di bloccare i bandi, il Cda di Telt potrebbe comunque farli partire (per poi dimettersi subito dopo e evitare di incappare in responsabilità civili in caso di mancato avvio delle opere).
Come uscirne? L'ultimatum di Salvini è chiaro anche ai Cinque Stelle. Tanto che ieri, riporta il Corriere, nel pieno delle trattative i pentastellati non nascondevano che "sì, a questo punto non escludiamo più neanche una crisi di governo". Sono due le strade.
La prima è quella parlamentare: Salvini avrebbe invitato i Cinque Stelle a proporre alle Aule delle proposte di modifica dei trattati sulla tav (la sconfitta è scontata, visto l'ampio spettro parlamentare a favore dell'opera). La seconda via è il referendum, magari da tenersi in Piemonte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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