D agli «amici» dell'Unione Europea una tignosa indifferenza e la raccomandazione a badare non alle macerie e alla ricostruzione, ma ai decimali del deficit. Dalla «nemica» Russia, ai cui confini siamo pronti a schierare i nostri soldati su ordine della Nato, la solidarietà e la promessa di aiuti da parte del presidente Vladimir Putin. Sembra la cronaca dell'assurdo, ma purtroppo è tutto vero, tutto reale. A Bruxelles, a Berlino e in molte altre capitali europee il dramma delle regioni italiane martoriate dal sisma è vissuto non solo con indifferenza, ma con il sarcastico cinismo di chi pensa che, in fondo, anche il terremoto sia l'ennesima scusa, l'ennesimo, finto mal di pancia esibito da uno scolaretto abituato a trascurare i compiti affidatigli dai maestrini europei. Per capirlo basta il caustico distinguo con cui Stefan Seibert, portavoce di Angela Merkel, fa capire che Berlino non spenderà manco mezza parola per convincere la Ue a accettare le richieste di spesa italiane destinate alla prevenzione anti terremoti. «Tali questioni saranno da risolvere a livello europeo perché - spiega il portavoce - il patto di stabilità non è un impegno che uno Stato membro ha assunto nei confronti di un altro Stato, ad esempio l'Italia nei confronti della Germania, ma di fronte a tutti gli altri Stati membri». E così uno dei pochi leader a chiamare Matteo Renzi per esprimergli la propria solidarietà e offrirli aiuti concreti è proprio il «nemico» Vladimir Putin. Nella telefonata, arrivata ieri mattina, il presidente russo ribadisce la disponibilità ed estendere anche alle aree colpite dalle nuove scosse l'assistenza che la Russia ha già offerto ad agosto alle zone di Amatrice, Arquata ed Accumuli. Zone in cui secondo il Cremlino i servizi di soccorso italiani e russi continuano a lavorare «a stretto contatto». Il riferimento è agli aiuti nel settore soccorsi inviati a settembre. Anche allora il presidente russo era stato fra primi ad inviare le condoglianze per le vittime e ad assicurare «la necessaria assistenza per affrontare l'emergenza successiva al terremoto». Subito dopo il ministro per le Situazioni di Emergenza, Vladmir Puchkov, aveva contattato il capo della Protezione Civile Matteo Curcio per concordare «assistenza pratica all'Italia». Il governo Renzi, preso in contropiede ed evidentemente preoccupato di non offendere Barack Obama, gli «amici» di Bruxelles e gli alleati della Nato, aveva atteso cinque giorni prima di sciogliere le riserve e ad accettare la mano tesa di Mosca.
Nonostante la diffidenza del governo Renzi il Ministero delle Situazioni di Emergenza russo aveva fatto arrivare nelle prime settimane di settembre quattro complessi mobili Struna, con sensori ad alta capacità capaci di registrare le oscillazioni di un edificio in qualsiasi stato. «La sensibilità dell'apparecchio è così alta che può anche registrare il battito cardiaco di una persona appoggiata contro la parete di un edificio» - avevano spiegato in quell'occasione i portavoce del Ministero di Mosca. I complessi di diagnostica mobile Struna lavorano su una vastissima gamma di frequenze, da 0,1 a 150 Hz, e sono in grado di verificare le fluttuazioni di edifici di qualsiasi qualità e qualsiasi grado di usura. Grazie alle informazioni elaborate dagli Struna gli specialisti che lavorano con le squadre di soccorso russe sono in grado di determinare il danno subito dagli edifici e verificare se le strutture sono ancora in grado di reggere.
Le squadre d'emergenza attrezzate con gli Struna erano già arrivate Italia nel 2009, dopo il terremoto che aveva devastato la città dell'Aquila. In quel caso le apparecchiature erano state utilizzate per controllare la stabilità di 21 condomini.
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