Il testamento della Fallaci: l'integrazione una balla

Nel 2005 la scrittrice avvisava sui rischi del politicamente corretto e di certe sentenze

Il testamento della Fallaci: l'integrazione una balla

Denunciare la «fandonia dell'Islam moderato» è stata l'ultima crociata della combattente Oriana Fallaci. La scrittrice aveva cercato in tutti i modi di costringere l'Occidente a spalancare gli occhi e stracciare il velo dell'ipocrisia per riconoscere quella che per la Fallaci è una verità innegabile.

«Continua anche la panzana che l'Islam è una religione di pace, che il Corano predica la misericordia e l'amore e la pietà. Come se Maometto fosse venuto al mondo con un ramoscello d'ulivo in bocca e fosse morto crocifisso insieme a Gesù. Come se non fosse stato anche lui un tagliateste e anziché orde di soldati con le scimitarre ci avesse lasciato san Matteo e san Marco e san Luca e san Giovanni intenti a scrivere gli Evangeli».

È uno stralcio del suo ultimo articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 16 luglio 2005. Si intitolava «Il nemico che trattiamo da amico». Profetica? La Fallaci non amava l'idea di fare la Cassandra ma a leggere le sue parole è difficile negare che la sua prospettiva sul futuro dell'Europa e dell'Occidente fagocitati dall'Islam fosse molto lucida.

La scrittrice fiorentina cercava di scuotere un Occidente che appariva cieco di fronte al pericolo. La sua crociata aveva preso il via dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 in Usa ed è proseguita fino alla sua morte nel 2006. Nel mirino della Fallaci prima di tutto proprio l'Europa che, scriveva, «non è più Europa ma Eurabia e che con la sua mollezza, la sua inerzia, la sua cecità, il suo asservimento al nemico si sta scavando la propria tomba».

Critica proprio nei confronti del via libera alla costruzione delle moschee sulla base della «bugia dell'integrazione, la farsa del pluriculturalismo». Durissima pure con il sistema giudiziario con i «magistrati sempre pronti a mandare in galera me e intanto ad assolvere i figli di Allah. A vietarne l'espulsione, ad annullarne le condanne pesanti, nonché a tormentare i carabinieri o i poliziotti che li arrestano».

Il mito da sfatare per la scrittrice è quello dell'esistenza di un «Islam Moderato». La Fallaci vuole smascherare «il tentativo di farci credere che il nemico è costituito da un'esigua minoranza e che quella esigua minoranza vive in paesi lontani. Bé, il nemico non è affatto un'esigua minoranza. E ce l'abbiamo in casa. Ce l'abbiamo in casa da oltre trent'anni». Il rischio più grande è che questo nemico non viene riconosciuto come tale, avverte la Fallaci. «È un nemico che a colpo d'occhio non sembra un nemico. Senza la barba, vestito all'occidentale, e secondo i suoi complici in buona o in malafede perfettamente inserito nel nostro sistema-sociale: col permesso di soggiorno, con l'automobile. Con la famiglia». Per questo scioccamente non lo temiamo più e lo «trattiamo da amico» ma intanto quel nemico in realtà «ci odia e ci disprezza con intensità».

Dunque questo nemico trasforma le moschee «in caserme, in campi di addestramento, in centri di reclutamento per i terroristi, e obbedisce ciecamente all'imam, però guai se arresti l'imam». Per la Fallaci non ci sono mai stati dubbi o perplessità perchè «l'Islam è il Corano e il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. E' incompatibile col concetto di civiltà».

Un buona parte della responsabilità della perdita di orientamento dell'Occidente la Fallaci la attribuisce all'indulgenza «che la Chiesa Cattolica professa nei riguardi dell'Islam», continuando a sottolineare il «comune patrimonio spirituale fornitoci dalle tre grandi religioni monoteistiche». Quella cristiana, quella ebraica, quella islamica.

Perla scrittrice non esiste alcun «patrimonio in comune» perché: «Allah non ha nulla in comune col Dio del Cristianesimo. Col Dio padre, il Dio buono, il Dio affettuoso che predica l'amore e il perdono. Il Dio che negli uomini vede i suoi figli. Allah è un Dio padrone, un Dio tiranno. Un Dio che negli uomini vede i suoi sudditi anzi i suoi schiavi.

Un Dio che invece dell'amore insegna l'odio, che attraverso il Corano chiama cani-infedeli coloro che credono in un altro Dio e ordina di punirli. Di soggiogarli, di ammazzarli».

Impossibile dunque «mettere sullo stesso piano il cristianesimo e l'islamismo». Inaccettabile «onorare in egual modo Gesù e Maometto».

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