Titolo di studio fasullo La Fedeli ammette: «Ho solo un diploma»

La neo ministra dell'Istruzione costretta a rettificare il suo curriculum pubblico

Roma No, capperi, il bianchetto non si usa più, siamo nel terzo millennio. Adesso, per rifarsi il curriculum e nascondere una gaffe, basta smanettare un po' con il computer e cancellare l'errore. E così, dopo le polemiche sulla falsa laurea, ecco che sul profilo internet di Valeria Fedeli, nuovo ministro dell'Istruzione, spunta infine il giusto titolo accademico: non più «diploma di laurea in scienze sociali», bensì «diploma per assistenti sociali». Negli anni scorsi due ministri tedeschi furono costretti alle dimissioni per aver copiato brani della tesi per il dottorato. La storia della Fedeli è diversa, lei ha frequentato la scuola Unsas di Milano tra il 1968 e il 1971 quando gli attuali corsi universitari triennali, introdotti nel 2000, non esistevano. «Una sorta di post-diploma assimilabile alla laurea breve», spiegano dal suo entourage, «ma abbiamo deciso di cambiare per sgombrare comunque il campo da ogni dubbio».

Caso chiuso? Forse. Ma resta aperto un altro fronte piuttosto caldo. Negli anni scorsi infatti l'ex vicepresidente del Senato si è spesa molto per le battaglie sui diritti gay e affinché nelle scuole entrassero le teorie di genere e così, da quando è stata nominata, il mondo cattolico ha iniziato il fitto fuoco di sbarramento. Per tutta la giornata di martedì Valeria «la rossa» è stata messa sotto i tiri incrociati dei membri del popolo del Family Day, con in testa Massimo Gandolfini e Mario Adinolfi, che hanno chiesto a gran voce le dimissioni della ministra.

Secondo il coordinatore dell'esecutivo nazionale di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli, «la nomina a ministro dell'Istruzione di Fedeli, prima firmataria di un disegno di legge sull'introduzione dell'educazione di genere, rappresenta un insulto alla famiglia e alla nostra civiltà, oltre che una grave forzatura in questa fase politica». Attacca pure il leghista Alessandro Pagano: «Il Pd ha gettato finalmente la maschera e si pone contro la libertà di educazione dei nostri figli e contro le famiglie. Mi chiedo cosa diranno adesso gli alleati centristi, quale imbarazzo avranno».

La Fedeli, difesa da Laura Boldrini, non si scompone più di tanto. Al Senato, durante il dibattito sulla fiducia, abbraccia e bacia con trasporto l'uscente Stefania Giannini e resta a parlare con lei per diversi minuti. «Un colloquio affettuoso», raccontano i collaboratori, che riguarda «i dossier aperti e le prossime scadenze amministrative». Quanto agli attacchi sulla teoria gender, «il ministro non ha nulla contro la famiglia, le posizioni che ha sempre avuto sono quelle delle attenzioni ai diritti e alla parità di genere, quelle della lotta contro le discriminazioni e le violenze, in linea con le convenzioni internazionali che attribuiscono alla scuola un ruolo educativo su queste tematiche».

Poi c'è il problema della Buona Scuola. Il sindacato Anief-Cisal, come primo atto, chiede alla Fedeli dei profondi «correttivi» alla riforma.

E inoltre, dicono, «c'è la piaga del precariato scolastico, ad iniziare dalla pessima gestione delle graduatorie ad esaurimento e d'istituto, con le due liste di attesa che devono diventare comunicanti: il tempo è poco, il ministro si metta subito al lavoro per mettere mano almeno alle questioni più urgenti».

MSc

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