«Irregolari». Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, finalmente fulminato sulla via di Damasco, scopre l'acqua calda ovvero che nella maggioranza delle cooperative si lavora in nero e la gestione del lavoro non è trasparente.
È il deputato leghista Emanuele Prataviera, a rendere note le dichiarazioni del responsabile del dicastero di via Veneto che è stato ascoltato ieri in audizione dalla commissione Lavoro di Montecitorio. Prataviera ha pubblicato uno stralcio del resoconto delle dichiarazioni di Poletti.
«Su circa 5.000 cooperative verificate circa 3.200, pari al 64 per cento, sono risultate irregolari. In particolare sono stati rilevati: circa 7.200 di lavoratori irregolari di cui più di mille in nero e oltre 3.300 casi di somministrazione».
Affermazioni nuove per l'ex presidente della Legacoop che ha sempre continuato a difendere questo mondo anche dopo l'esplosione dello scandalo di Mafia Capitale. La tesi sua e di tutto il mondo che ruota intorno alle cooperative rosse, che hanno il loro fulcro in Emilia Romagna, è sempre stata quella della mela marcia.
Anzi dopo la pubblicazione della foto del ministro, allora ancora presidente di Legacoop, seduto accanto a Buzzi nel 2010, l'autodifesa di Poletti e delle coop si è condita di pesante indignazione. Quella foto non significa nulla, hanno protestato le cooperative. In effetti Poletti non è coinvolto in alcun modo nell'inchiesta, non è indagato e dunque nonostante fossero molti i politici che ritenevano opportune le sue dimissioni o che chiedevano almeno dei chiarimenti sui rapporti la questione si è chiusa così: normale che Poletti come presidente della Legacoop si trovasse a quella cena.
Normale anche che in tutti gli anni della sua gestione non avesse mai rilevato niente di irregolare nella complicata rete costruita da Buzzi grazie alle tante complicità? Per la Lega non tanto normale. E per la verità anche per molti iscritti al Pd, Rosy Bindi, ad esempio, che all'indomani dell'esplosione dello scandalo ha ripetutamente chiesto conto a Poletti di quella cena e di quei rapporti.
Adesso la Lega riparte all'attacco perché il problema non si limiterebbe alla gestione criminale di personaggi come Buzzi ma a condizioni di illegalità diffusa come quella del lavoro in nero.
I controlli, sottolinea il leghista, sono stati eseguiti nel 2014 e confermano una realtà assai poco limpida, una galassia mai monitorata fino in fondo che ha agito come un mondo a parte e nella quale sono potuti fioriti fenomeni aberranti come quello delle cooperative gestite da Salvatore Buzzi senza che nessuno intervenisse.
«Il sistema cooperativo è inquinato. Il dato sulle irregolarità è sconvolgente - accusa Prataviera -. Molte coop hanno rapporti border line con vere e proprie associazioni criminali e che molto spesso operano speculazioni sui soggetti più deboli e bisognosi».
Per Prataviera la spiegazione è semplice. «Il settore è marcio per troppi anni ha goduto di protezioni politiche da parte di certa sinistra - prosegue il leghista -. Ora la situazione è degenerata. Nel mondo delle coop ci sono troppe metastasi è chiaro che va riformato e che i privilegi anche fiscali di cui ha goduto per decenni si sono rivelati pericolosi incentivi a delinquere».
Nelle irregolarità finalmente «scoperte» da Poletti non c'è sicuramente soltanto la questione fiscale ma anche quella dell'inquadramento dei soci dipendenti che, grazie allo status privilegiato delle coop, non godono di tutte le
tutele previste dalla legge e possono subire in alcuni casi iniqui trattamenti salariali. E tutto questo proprio sotto gli occhi di chi dovrebbe vigilare ovvero sempre Poletti questa volta nel ruolo di ministro del Lavoro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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