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"In Toscana dal 2015 è epidemia di meningite La salvezza è il vaccino"

Sessanta casi di cui 13 mortali, l'esperto: «È un focolaio cattivo, anni per debellarlo»

"In Toscana dal 2015 è epidemia di meningite La salvezza è il vaccino"

«Ci vorranno anni per debellare il cluster epidemico in Toscana». Il professor Francesco Menichetti, primario del reparto di malattie infettive dell'ospedale Cisanello di Pisa non ha dubbi. I casi accertati di meningite di tipo C, negli ultimi due anni, sono 60, e 13 le morti registrate. Tanto che la Regione Toscana ha portato a tre step vaccinali l'obbligo per i bambini fino a 13 anni: «Il vaccino è l'unico modo per sconfiggerla».

Professore, si tratta di psicosi o nel Granducato c'è un allarme reale?

«Sono due anni che stiamo assistendo a una particolare concentrazione di casi di malattie provocate dal meningococco di gruppo C. Questa situazione toscana, pur apparentemente caratterizzata da numeri non stratosferici, è completamente diversa da quella delle altre regioni italiane, che hanno documentato solo sporadicamente casi di malattia da meningococco di gruppo C. È quindi evidente che c'è quello che noi chiamiamo un cluster epidemico, ovvero un focolaio con delle caratteristiche, però, che lo rendono particolarmente grave rispetto alle esperienze precedenti perché questo è un microbo molto più virulento degli altri: dà setticemie che sono molto più rischiose delle meningiti, perché di setticemia si muore nel 40% dei casi, di meningite nel 10%. La setticemia è la forma più grave e iperacuta, come quella del bimbo deceduto».

È quindi importante vaccinarsi?

«Il vaccino, se correttamente somministrato (e il bimbo di 22 mesi non lo aveva fatto, mentre aveva fatto altre vaccinazioni, quelle obbligatorie, ndr) serve a proteggere dalla malattia o ad attenuarne la virulenza. La vaccinazione è sempre da raccomandare, a tal punto che la Regione, due giorni fa, ha dettato nuove regole che prevedono tre vaccinazioni per i bambini proprio perché si è capito che la copertura non dura oltre i 5 anni».

Perché l'epidemia si è sviluppata proprio in Toscana?

«È una domanda da cento milioni di dollari. Una delle scuole di pensiero parla dell'introduzione del microbo così virulento arrivato su una nave da crociera, alcuni anni fa. Ci furono 4 casi tra gli uomini del personale di bordo, uno mortale. Cozza però contro l'obiezione che in realtà è passato troppo tempo da quell'episodio al 2015. Il problema non è tanto chi lo ha portato in Toscana, quanto che si sono create delle condizioni favorevoli che hanno creato il cluster epidemico, come è accaduto in precedenza in Inghilterra e Olanda, Paesi che hanno debellato l'epidemia con la politica vaccinale mirata soprattutto agli adolescenti tra i 14 e i 20 anni, perché sono quelli all'interno dei quali il meningococco veicola di più».

È consigliato il vaccino anche per gli adulti?

«È raccomandato anche dalla Regione Toscana oltre i 45 anni e per le persone particolarmente debilitate. Ma io fino ai 55 anni consiglierei la vaccinazione, almeno per i soggetti a rischio».

Come si debella la malattia?

«La strada scelta dalla Toscana, quella vaccinale (ad oggi sono 750mila i toscani vaccinati) è quella che hanno scelto tutti i Paesi che hanno avuto a che fare con analoghi focolai epidemici. Sia chiaro che non è come girare l'interruttore, ci vorrà del tempo, presumibilmente anni».

Che si deve fare se si ha il sospetto di aver contratto la meningite?

«Se si rilevano febbre alta, mal di testa e macchie

sul corpo non bisogna esitare, sottovalutando la situazione, ma correre al pronto soccorso. Il meningococco è iperinvasivo, molto aggressivo e rapido. La velocità di intervento può far la differenza tra la vita e la morte».

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