La tragedia ora cambia pure gli scenari in Borsa I mercati puntano sul no

L'incubo Brexit si allontana. Dopo l'omicidio della deputata laburista Jo Cox gli indici europei riducono le perdite

La tragedia ora cambia pure gli scenari in Borsa I mercati puntano sul no

«Business as usual». Solo affari. Come sempre. Freddo calcolo da contrapporre ai sentimenti, nel solito esercizio di cinismo contabile. Non serve conoscere l'analisi tecnica, né mettere sotto la lente grafici esoterici per cogliere la stretta correlazione tra l'attentato mortale alla deputata laburista, Jo Cox, e la fiammata finale con cui ieri le Borse hanno quasi cancellato le forti perdite accumulate per gran parte della seduta. Il sangue che macchia la campagna referendaria toglie i mercati dal rollercoaster della paura, con i timori crescenti di una deriva inglese dal Vecchio continente che venivano amplificati dalla paralisi delle banche centrali, non più percepite come un solido parafulmine.

La follia del gesto contro una donna impegnata in prima linea per il «Remain», ha invece subito cementato tra gli investitori una convinzione: da qui al 23 giugno, giorno del referendum, i sondaggi che davano ormai per certa la vittoria dei favorevoli alla Brexit verranno sovvertiti. Si punta sull'onda emotiva che potrebbe ricompattare gli inglesi sotto la bandiera dell'Unione europea, ricacciando indietro i rigurgiti di nazionalismo. Lo score finale degli indici è la plastica rappresentazione di ciò che i mercati si aspettano, con Piazza Affari che ha trasformato un -2,2% in un -0,98%, con Francoforte che ha limitato i danni da un -1,4 a -0,59%, mentre Parigi è passata da un -1% a -0,45% e Londra da -0,85% a -0,27%.

Eppure, non c'è nulla di normale in quanto sta accadendo. Lo dimostra il fatto che la Bce e la Banca d'Inghilterra hanno già predisposto la contraerea in caso di vittoria dei sì. Se l'uscita della Gran Bretagna dalla Ue dovesse sfociare in turbolenze sui mercati finanziari, ecco pronta la coperta di Linus per evitare che le banche si ritrovino a corto di cash: «Se sarà necessario - ha annunciato il governatore della banca nazionale austriaca e consigliere dell'Eurotower, Ewald Nowotny - è chiaro che faremo in modo che né le banche inglesi nè quelle europee soffrano di una qualsiasi carenza di liquidità». L'istituto guidato da Mario Draghi non nasconde la preoccupazione per il redde rationem di giovedì prossimo, ricalcando i timori che hanno impedito, mercoledì scorso, alla Federal Reserve di alzare i tassi e paralizzato ieri anche la Bank of England e quella del Giappone. «I rischi al ribasso sono ancora connessi all'andamento dell'economia mondiale, all'imminente referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea e ad altri rischi geopolitici». Ciò non ha tuttavia impedito alla Bce di rivedere al rialzo il Pil dell'eurozona a +1,6% quest'anno e all'1,7% per il 2017 e il 2018. Draghi, evidentemente, è convinto che gli effetti delle misure prese con il piano di acquisto di titoli sovrani e bond corporate potrà controbilanciare gli effetti nefasti della Brexit.

E se la banca centrale inglese non esita a definire «il più grosso rischio» per i mercati finanziari britannici il possibile divorzio dall'Europa da parte di Londra, anche il Fondo monetario internazionale teme ripercussioni negative: «Un voto per l'addio alla Ue nel referendum britannico o anche un margine risicato a favore della permanenza del Regno Unito nella Ue potrebbe aggravare le tensioni contribuendo a ulteriore euroscetticismo e incertezza», ha detto la direttrice Christine Lagarde.

Di sicuro, già a partire da oggi, si vedrà se sono davvero rientrate le paure che hanno fatto ripartire la corsa all'oro (ai massimi dal 2014), porto sicuro per eccellenza in tempi di forte incertezza, ma anche indotto gli investitori a rifugiarsi nella trincea dei

titoli di Stato considerati più affidabili. In primis Bund tedeschi e titoli svizzeri che vedono i tassi piombare a minimi record, mentre lo spread tra Btp e Bund, a quota 156, ha riagganciato ieri i massimi da quasi un anno.

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