Più che un programma di intrattenimento la Rai dovrebbe dargli una rubrica di economia. Almeno a giudicare da come gestisce le proprie, di finanze, Fabio Fazio consigliato da un mandrake delle trattative sui soldi come il suo agente Beppe Caschetto è una vera autorità in materia. Pochi sarebbero riusciti nell'impresa di strappare alla tv di Stato un super-aumento di stipendio, già d'oro, per giunta mentre alle aziende pubbliche inclusa la Rai si applica la spending review sui compensi. Agli altri lo tagliano, a lui lo alzano: un dribbling degno di Leo Messi. Ma il capolavoro è addirittura superiore a quel che si è già scritto.
Fazio non è riuscito soltanto a farsi garantire dalla Rai la bellezza di 2.240.000 euro di compenso l'anno, a prescindere da come vadano gli ascolti, con un aumento di oltre 400mila euro l'anno rispetto al precedente contratto, giustificato dal maggior carico di ore e dal trasloco su RaiUno in base all'equazione rete più importante, compenso più ricco. Uno «scandalo», secondo molti commentatori, di cui ha perfino parlato il quotidiano spagnolo Abc («Indignación en Italia por los escandalosos sueldos de los presentadores de la RAI», articolo corredato dalla foto di Fazio).
Ma appunto, non c'è solo questo. Il colpo di tacco della coppia Fazio-Caschetto è aver messo le mani anche sulla produzione di Che tempo che fa. Non sarà più, infatti, la Endemol ad essere pagata dalla Rai per produrre il programma di Fazio. L'accordo, siglato su input del nuovo direttore generale Mario Orfeo e con la benedizione della presidente Rai Monica Maggioni («Non so se Rai avrebbe retto senza Fazio. Possibile impatto sistemico, occupazione a rischio»), prevede che sia una nuova società a realizzare il format. Una società di cui sarà socio proprio Fabio Fazio, come peraltro aveva già annunciato di voler fare con un tweet («In una tv che cambia, bisogna assumersi responsabilità e nuovi rischi. D'ora in poi, ovunque sarà, vorrei essere produttore di me stesso...»).
In soldoni, significa che a Fazio (e a Caschetto) arriverà l'appalto della Rai, e quindi un compenso come produttore del programma, oltre che come conduttore. Quanto? Il piddino gran fustigatore del malcostume Rai, ovvero Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai, che quantifica il contratto di produzione in 10,8 milioni in quattro anni, ne ha fatto un esposto all'Anac di Cantone e alla Corte dei conti: «La produzione delle puntate della trasmissione di Fazio verrà affidata, in appalto parziale, ad una costituenda società - scrive nell'esposto Anzaldi -: il Cda di un'azienda pubblica può deliberare di stipulare un contratto di appalto con una società che ancora, a quanto risulta, non esiste? Società di cui, peraltro, sarà socio lo stesso soggetto già beneficiario del contratto principale? Il pacchetto Fazio, infatti, prevederebbe non soltanto un compenso al conduttore di 11,7 milioni di euro per 4 anni, ma anche un esborso di altri 10,8 milioni di euro per la produzione delle puntate, cachet degli ospiti, organizzazione. Un costo totale, quindi, di oltre 20 milioni di euro, per quello che si configura almeno per una parte come un vero e proprio appalto di produzione: si può affidare un incarico del genere senza una regolare gara? Anac lo ritiene possibile?».
Ma non basta per capacitarsi del capolavoro di Fazio. Perché il conduttore è riuscito persino a guadagnare dalla vendita del format del programma, che pur essendo molto semplice (interviste a ospiti famosi), è di sua proprietà e quindi va pagato. E l'avrebbe ceduto alla Rai per la modica somma di 600mila euro l'anno. È suo perché è il format che, anni fa a La7, Fazio doveva realizzare in un programma mai andato in onda sull'ex rete Telecom.
Ma che riuscì comunque a fruttargli l'incredibile cifra, tra buonuscita e penali, di 28 miliardi di lire (tutti soldi investiti soprattutto in immobili). Quindi da un format di un non-programma è riuscito a guadagnarci due volte, persino nella stagione della stretta sui compensi Rai. Altro che presentatore, trattasi di un genio della finanza. Che soldi che fa.
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