Troppa corruzione Le coop bianche scaricano le rosse

Dopo l'inchiesta di Mafia Capitale si sono invertiti i ruoli nel sistema cooperative e gli ex Dc vanno all'attacco degli ex Pci. Ora è a rischio il processo di unificazione

Troppa corruzione Le coop bianche scaricano le rosse

A volere leggere la vicenda con un po' di cattiveria è il contrappasso della questione morale in versione cooperativa. La nèmesi che chiude la seconda Repubblica, con il mondo «bianco», quello vicino alla ex Democrazia cristiana - partito sciolto ai tempi di Mani pulite - che accusa quello rosso - ex Pci - di fare poco per contrastare la corruzione. Di non prendere misure adeguate quando qualcuno della famiglia finisce dentro le inchieste.

Il contesto è quello della bufera giudiziaria che ha colpito la cooperazione. Mafia capitale, Ischia e tante altre. A finire sotto inchiesta sono in gran parte cooperative associate a Legacoop. Solo un paio aderenti a Confcooperative sono comparse nelle cronache delle vicende romane, in ruoli minori.

Se questo risvolto politico non è emerso nei giorni più caldi delle inchieste, è soprattutto perché le coop bianche e quelle rosse sono alle prese con un processo di unificazione (che include anche la centrale «laica» Agci) che dovrebbe terminare nel 2018 con la confluenza delle vecchie associazioni nella nuova Alleanza. Condizionale d'obbligo perché il processo di fusione comincia a complicarsi. E c'è chi comincia a chiedersi se non sia il caso di ridiscutere alcune cose.

Il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini ha fatto un paio di uscite dove non nomina mai Legacoop, ma il senso è chiaro. «La nostra linea è fare pulizia fino in fondo, collaborando con la magistratura e punendo chi ha sbagliato. Una cooperativa che ha collaborato con la camorra non può fare parte della nostra alleanza». Non c'è solo un giudizio sul passato. I cooperatori bianchi - che non possono certo essere accusati di tentazioni forcaiole e giustizialiste - hanno perplessità sul presente e anche sul futuro.

Intanto sono rimasti sorpresi nel constatare che la Cpl Concordia, quella delle vicende di Ischia, non sia stata espulsa da Legacoop. Sono stati allontanati dalla stessa cooperativa i dirigenti finiti nell'inchiesta, ma la Cpl resta parte della prima centrale italiana.

Gardini, superando una prudenza proverbiale, l'ha detto chiaramente in tutte le ultime uscite, ma ha incassato solo reazioni in difesa. Se non peggio. «Mi sono fatto anche molti nemici per questo», ha raccontato. Segno che i rapporti tra i due mondi non sono più idilliaci come prima.

Ma il vero problema è il futuro. Le coop bianche hanno rinunciato da tempo al collateralismo con uno o più partiti. Anche perché quello di riferimento, la Dc, non c'è più. Senza contare che, già nella prima Repubblica, la Balena Bianca esercitava un controllo molto tenue su Confcooperative. Ora vorrebbero che la futura alleanza adottasse dei meccanismi per evitare che nelle coop finissero politici. Magari trombati. Fenomeno diffusissimo soprattutto nelle regioni rosse. Ad esempio, limiti ai mandati, che nelle associazioni vale già, ma non è stato applicato dalle singole coop.

Infine, la rinuncia alle donazioni di denaro che le cooperative fanno ai partiti politici. Di questo a Confcooperative parlano apertamente. Lo ha proposto lo stesso Gardini, sempre attirandosi antipatie e proteste. «Stop al finanziamento della politica». È legale ed è diffusissimo, basta scorrere i bilanci dei partiti per capire quanto, ma anche per arrivare alla conclusione che un proclama di questo tipo rischia di restare lettera morta. Difficile controllare le singole cooperative, che agiscono come imprese e alle quali le centrali non possono imporre un divieto del genere. Ma il taglio netto con la politica è un requisito che le coop ex bianche ritengono fondamentale per ridare smalto a un mondo che è entrato in una crisi profonda. Crisi che rischia di travolgere tutti. Una di quelle situazioni, che la politica conosce bene, in cui è difficile distinguere chi si è macchiato di reati e chi no.

Poco tempo fa Gardini chiese al presidente dell'Autorità

anticorruzione Raffaele Cantone di fare luce ma di «non infangare anche la buona imprenditorialità». Oggi chiede alle altre cooperative di fare pulizia. E di fare in fretta; prima che si consumi il matrimonio tra i due mondi.

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