Patrizia Mirigliani è una bella donna e una manager di successo. Volendo fare della facile sociologia da «Bar della psiche» è un po' come se nella sua persona si iscrivessero l'alfa e l'omega dell'alfabeto degli stereotipi di genere: da una parte il potere della seduzione femminile, dall'altra il fascino virile dell'uomo di potere. Sesso forte contro sesso debole, dove però il «forte» e il «debole» sono ormai divenute prerogative liquide dopo decenni di fluida sovrapposizione di ruoli, «mammo» compreso.
La signora Mirigliani, patron di Miss Italia, il concorso di bellezza che da 78 anni è lo specchio dell'evoluzione femminile del nostro Paese, osserva con disincanto la bolla mediatica delle «molestie sessuali» e la buca con lo spillo del buonsenso. La Warner Bros ha cancellato il nome del regista Fausto Brizzi dal suo ultimo film. Sul sito della casa di produzione c'è ancora la scheda di presentazione di «Poveri ma ricchissimi», ma è l'unica senza il nome del suo regista
Patrizia, cos'è che non le torna nell'irrefrenabile can can di questi giorni?
«Scoprire che ci sono donne le quali non sanno opporre un no fermo e deciso al molestatore di turno».
La «sua» ex miss Clarissa Marchese, che vinse la fascia di più bella tre anni fa, questa forza di dire no lo ha trovato, denunciando in tv il comportamento di Brizzi.
«Sono orgogliosa di Clarissa, ragazza onesta e coraggiosa. Con alle spalle una famiglia siciliana che le ha dato un'educazione impeccabile. Il modo con cui è andata via dalla casa di Brizzi sbattendo la porta dovrebbe essere un modello di comportamento per tutte le ragazze. Troppe, invece, si comportano diversamente...».
Alcune giovani sono solo «presunte» molestate?
«È un campo estremamente delicato. Guai a generalizzare. E ogni caso fa storia a sé. Anche se...».
Anche se?
«Non si può escludere che qualcuno utilizzi il dramma delle molestie sessuali per scopi opportunistici o consumare vendette».
Il mondo dello spettacolo è pericoloso?
«È un ambiente che non mi sento di demonizzare a priori. Il male è dappertutto: anche nella vita di tutti i giorni. Bisogna solo imparare a riconoscerlo a contrastarlo col rigore dei propri principi morali».
Nello showbiz ci sono maggiori rischi.
«In questo settore andrebbe varato un codice etico. Io nel concorso Miss Italia il codice etico l'ho imposto. Ed episodi spiacevoli non sono mai accaduti. Siamo rigorosissimi. Il nostro è un ambiente sano».
Le accuse di Asia Argento contro il produttore hollywoodiano Weinstein ha scatenato l'effetto-domino.
«Asia ha il merito di aver acceso i fari sulla pratica odiosa del ricatto sessuale in ambito lavorativo. Io sono solidale con le. Tuttavia...».
Tuttavia?
«Le denunce andrebbero fatte quando le molestie avvengono, non 20 anni dopo. Inoltre in tali casi bisogna sempre rivolgersi alla magistratura».
Spesso invece si sceglie solo la strada della denuncia giornalistica o social.
«Così si crea confusione. Comincia una caccia alle streghe dove diventa difficile distinguere il vero, dal verosimile. E il verosimile dal falso».
Lei crede che sul «caso Weinstein» siano state raccontate falsità?
«Sono i giudici che devono accertare le responsabilità. È per questo che dico che non ci si può limitare alle denunce mediatiche».
In Italia le molestie sessuali o si denunciano entro sei mesi, oppure vanno in prescrizione.
«Questo termine va allungato. Chi ha subito una molestia deve avere il tempo di elaborare lo choc.
Inoltre decidere di denunciare un molestatore ricco e potente non è
impresa facile.«Per la molestata le conseguenze rischiano di essere economicamente devastanti. E poi c'è la vergogna di dover confessare ciò di cui forse ci si è pentiti. A cominciare da quel fatidico no, mai detto».
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