Ancora non ci siamo, ma l'accordo tra Grecia e creditori è più vicino. Addirittura a un soffio dal traguardo, a giudicare dall'esuberanza irrazionale che ha gonfiato ieri gli indici di Borsa e messo la sordina agli spread, in un processo di smaltimento dell'ansia accumulata nei giorni bui, quando la Grexit era nei radar e il default considerato inevitabile.
La partita finale si giocherà nell'Eurogruppo convocato per giovedì prossimo, dopo che i ministri delle Finanze dell'eurozona si sono limitati ieri a prendere atto delle nuove proposte presentate dal premier ellenico, Alexis Tsipras, giunte però fuori tempo massimo. Il ritardo ha impedito di mettere il piano sotto i raggi X e, in definitiva, di siglare formalmente l'intesa, ma dalle parole dei protagonisti sono scomparse le parole cariche di veleno dei giorni scorsi. Il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, ovvero colui che più di tutti si era sentito tradito dal leader di Syriza, si è sbilanciato, e non poco, in una previsione carica di ottimismo: «Ritengo avremo un accordo entro questa settimana, anche se non sarà facile». «È la prima vera proposta greca, ed è una cosa molto positiva», ha aggiunto il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, a segnalare il deciso cambio di rotta della Grecia. «Sono stati fatti passi avanti, Tsipras continua su questa via», ha confermato Matteo Renzi, che in serata ha incontrato il premier ellenico a Bruxelles. Mentre alla fine dell'Eurosummit il segretario generale del Fmi Christine Lagarde ha dichiarato: «C'è ancora moltissimo lavoro da fare sulla Grecia». Finora, i creditori non avevano mai sottolineano lo spessore e la completezza dei provvedimenti indicati da Atene per uscire dall'impasse e ottenere aiuti per 7,2 miliardi. Risorse vitali per rimborsare entro fine mese il Fondo monetario internazionale (1,6 miliardi) e, tra luglio e agosto, la Bce (6,7 miliardi). Eurotower che continua a non far mancare l'ossigeno finanziario necessario a mantenere in vita le banche elleniche, stremate dalla continua fuga dei depositi (ieri un altro miliardo è stato prelevato, dopo i 4,2 miliardi che hanno preso il volo la scorsa settimana): la liquidità d'emergenza è stata aumentata di altri 1,3 miliardi, portando il totale dei fondi erogati a quota 87,2 miliardi, e nuovi fondi potrebbero essere stanziati nei prossimi giorni.
Par di capire, insomma, che resta da percorrere solo l'ultimo miglio: potrebbe essere tutto in discesa, o ancora accidentato. L'impianto complessivo della manovra è infatti sì giudicato positivo, ma l'ex Troika vuole aver tra le mani più dettagli e, soprattutto, cifre sulla sostenibilità delle misure preannunciate e un calendario delle iniziative che esecutivo e Parlamento greci intendono prendere per attuare gli obiettivi indicati. Nessuno tra i creditori vuole brutte sorprese, considerato come in tutti questi mesi il governo ellenico abbia tenuto un atteggiamento spesso difficile da decifrare che ha reso complicati i negoziati. Di sicuro, rispetto ai toni barricaderi espressi fino a qualche giorno fa, quando aveva affermato di essere «pronto a un grande no a un cattivo accordo», il numero uno di Syriza sembra essere sceso a compromessi, oltrepassando una delle linee rosse considerate finora invalicabili. Ovvero: Atene è pronta a mettere mano alle pensioni, con interventi che alzano - seppur con gradualità - l'età di uscita dal lavoro a 67 anni e fanno cadere la scure sui prepensionamenti. Resta da vedere come sarà accolta la proposta di un'aliquota al 6% per medicine e libri (senza toccare l'Iva sull'elettricità) e se davvero l'attuazione del piano sia subordinata alla concessione di una ristrutturazione del debito, superiore ai 320 miliardi. Un aspetto delicatissimo che dovrebbe restare fuori dalle trattative. Più probabile che la richiesta venga presa in esame dal primo luglio, data di avvio del negoziato per la concessione di un terzo pacchetto da 30-40 miliardi. Un'eventuale intesa giovedì non chiuderebbe, infatti, il dossier Grecia, dal momento che Atene non è in grado di stare in piedi senza aiuti finanziari esterni. Oltretutto, l'ultimo piano presentato contiene misure recessive che potrebbero aggravare la crisi. Problemi seri, che i mercati hanno però deciso ieri di accantonare. A cominciare dalla Borsa di Atene, schizzata in alto del 9%.
La caduta dello spread Btp-Bund a 129 punti ha invece messo le ali alle banche (+5,35%) a Piazza Affari permettendo all'indice Ftse-Mib di salire del 3,5%. Meglio hanno fatto Francoforte e Parigi, entrambe in progresso del 3,81%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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