Alleviare l'insostenibile pesantezza del debito. Alla fine, per non far fare alla Grecia la fine di Sisifo, Alexis Tsipras è andato dritto sull'unico, vero obiettivo perseguito durante tutti i round negoziali. Con una lettera inviata al presidente del board dei governatori dell'Esm (il fondo salva-Stati), e numero uno dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha chiesto un prestito di due anni per fronteggiare «elusivamente» gli oneri del debito esterno e per poter pagare salari pubblici, pensioni e fornitori, oltre a un intervento sul debito contratto con l'Efsf (140 miliardi circa) per allungarne le scadenze e ridurne il costo. Il colpo di scena di ieri, però, non è solo questo: è, piuttosto, il fatto che i ministri finanziari abbiano convocato con grande urgenza un vertice dell'Eurogruppo per discuterne. Dopo appena un'ora di colloqui il summit è stato aggiornato a stamani. Il finlandese Alexander Stubb ha precisato che «la lettera di Tsipras includeva tre richieste. L'estensione del programma o il taglio del debito non è possibile, e la richiesta di un piano Esm deve essere gestita attraverso le procedure normali». Anche l'Fmi ha chiarito che in «nessun modo» l'Eurogruppo potrà rilasciare finanziamenti alla Grecia che possano consentire ad Atene di evitare il default tecnico. A cosa serve, quindi, una seconda riunione? L'ha spiegato Dijsselbloem: «Il governo greco invierà domani (oggi, ndr) una nuova proposta».
Il secondo piano di salvataggio va però considerato scaduto e con esso gli oltre 16 miliardi di aiuti disponibili per la Grecia. Per attivare un nuovo programma di assistenza ci vorrà tempo, almeno altre quattro settimane. La speranza è di arrivare a un accordo entro il 20 luglio, quando la Grecia dovrà rimborsare alla Bce 3,5 miliardi. L'avvicinarsi della scadenza del programma, prevista per la mezzanotte di ieri, ha comunque portato alla riapertura del dialogo, bruscamente interrotto sabato scorso dopo l'annuncio del referendum. A fare la prima mossa, in mattinata, era stato il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, con un pacchetto last minute . Secondo il quotidiano Kathimerini, su un punto controverso come l'Iva Bruxelles avrebbe accettato di abbassare dal 23 al 13% l'aliquota sugli alberghi. Ma l'apertura più sostanziosa riguardava proprio la ristrutturazione del debito, nodo rimasto finora sempre ai margini dei negoziati. Il tutto a una condizione: che Tsipras accetti di fare campagna per il sì al referendum.
Ed è proprio sulle attese di un possibile accordo legato al piano alternativo proposto dall'Europa che le Borse, reduci dal bagno di sangue di lunedì, avevano consolidato un discreto rimbalzo, poi preso a picconate dalle parole della Merkel: «Berlino non prenderà in considerazione l'ipotesi di un terzo salvataggio per la Grecia prima dell'esito del referendum di domenica prossima». Così, in chiusura, gli indici sono tornati in rosso, con Milano in calo dello 0,48%, mentre lo spread Btp-Bund ha chiuso stabile a 156 punti. In risalita i tassi all'asta del Tesoro: collocati 1,5 miliardi di Btp quinquennali al tasso dell'1,25% (0,85% il 28 maggio scorso) e 2,881 miliardi di decennali al 2,35% (1,83%).
Oltre all'Eurogruppo, l'attenzione dei mercati sarà catturata oggi dalla Bce, che dovrà decidere se proseguire o meno a erogare liquidità alle banche elleniche, finora tenute in vita con i circa 90 miliardi garantiti dai fondi Ela. Una cifra ormai quasi evaporata, viste le misure stringenti prese dalle autorità elleniche con la chiusura degli istituti per una settimana e con il limite di 60 euro imposto sui prelievi ai bancomat.
Una mossa che ha finito per portare le banche sotto la ghigliottina di Standard&Poor's: l'agenzia Usa ha tagliato ieri il loro rating da Ccc a Sd, ovvero fallimento selettivo. E Fitch ha tagliato quello del Paese a CC da CCC: un default sul debito in mano ai creditori privati è probabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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