Tubi vecchi e condizionatori: l'habitat preferito del batterio

Infetta i polmoni e si trasmette inalando i vapori di acqua contaminata, in Italia 2000 casi nel 2017

Tubi vecchi e condizionatori: l'habitat preferito del batterio

Febbre alta, diarrea, mal di testa, dolori addominali, polmonite nelle forme più pericolose. Ai primi sintomi della legionella bisogna precipitarsi in ospedale dove si cura con antibiotici, mentre nei casi più gravi si rischia la vita. Questa patologia insidiosa è sempre più diffusa. I casi nel nostro paese continuano a crescere tanto che l'Italia è la «maglia nera» d'Europa: nel 2005 i malati conclamati erano solo 860, sono diventati 1.710 nel 2016 e oltre 2.000 nel 2017. L'incidenza media è di 28 casi per milione di abitanti: nel Nord ci sono 41,3 casi per milione al Centro 29,8 e al Sud 9,8. La diversa incidenza è spiegata dagli esperti con il fatto che in Meridione si fanno meno diagnosi.

La legionella è una malattia subdola, provocata da un batterio che si annida dove meno te l'aspetti. Infatti in otto casi su dieci la causa del contagio rimane sconosciuta. Ma nel 20% dei casi il batterio viene scoperto nei centri commerciali, negli ospedali, nelle palestre, nei campeggi, negli hotel, negli uffici. Il ristagno dell'acqua è il fattore scatenante e il contagio avviene inalando il batterio tramite aerosol di acqua contaminata: quindi, per esempio, con inalazione di piccolissime gocce di acqua calda assorbite durante la doccia o durante la sauna.

Ogni tanto scoppia un'epidemia, come quella in corso a Bresso. Ma quella storica risale all'estate del 1976 dove il batterio colpì un gruppo di veterani (circa 4.000) dell'American Legion riuniti in albergo di Philadelphia causando 34 morti e 221 contagiati. In seguito si è scoperto che la malattia era stata causata da un «nuovo» batterio, denominato legionella, che fu isolato nell'impianto di condizionamento dell'hotel.

Proprio i condizionatori di grandi dimensioni sono degli «untori» molto pericolosi. Se le cosiddette torri elaborative, posizionate spesso in cima ai tetti, non sono controllate periodicamente e disinfestate possono rilasciare vapori tossici, carichi di batteri. A Roma, nel 2003, 15 persone senza alcun legame tra di loro avevano contratto il batterio inalando l'aria che usciva dal condizionatore di un centro commerciale. In quel caso la torre non era sul tetto ma nel seminterrato e le bocche erano posizionate in corrispondenza delle griglie sui marciapiedi: la gente si era infettata camminandoci sopra.

E poi ci sono le docce. Il batterio della legionella, infatti, prolifera quando la temperatura dell'acqua è tra i 25 e i 50 gradi celsius. Il rischio è dato da tubature obsolete che consentono il ristagno dell'acqua. All'Istituto superiore di Sanità spiegano infatti che molti casi sono stati rilevati tra vacanzieri, che soggiornano in strutture vetuste o non usate per molti mesi dell'anno. Come prevenzione è importante far scorrere l'acqua 2-3 minuti prima dell'uso.

I dati confermano il connubio vacanze-legionella, ma non solo. Secondo gli ultimi dati ufficiali del 2016, il 10% dei casi è associato ad un viaggio, nell'1,3% dei casi il contagio avviene dal dentista, nel 2% in prigione e nel 5% in ospedale.

Nel 2011 ci sono stati due morti per legionella al Policlinico Umberto I per una contaminazione dell'impianto idrico. Quattro dirigenti hanno subito un processo penale (poi tutti assolti) perché accusati di non aver attuato gli interventi di bonifica delle vecchie condutture idriche.

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