Uccisa per 30 euro: i killer della pensionata sono tre marocchini

Presi gli assassini di Mirella Ansaloni, 79 anni Incastrati dalla refurtiva in un compro oro

Uccisa per 30 euro: i killer della pensionata sono tre marocchini

Avevano architettato tutto. Volevano derubarla, ma non si sono fatti scrupoli ad ucciderla. Lei fu trovata riversa a terra in cucina con diverse ferite alla testa e sul collo, ma nessun segno di effrazione in casa. Ora il quadro delle ultime tragiche ore di vita di Mirella Ansaloni, 79 anni, è chiaro: non fu morte naturale, ma omicidio.

Ci sono voluti poco più di un mese e la tenacia degli investigatori per portare ad una svolta il caso. La donna fu trovata morta nella sua casa di Finale Emilia, nel modenese, lo scorso 18 settembre. I carabinieri di Modena, coordinati dal pm Claudia Ferretti, hanno fermato ieri tre giovani, residenti con le famiglie in paese, tutti originari del Marocco. L'accusa è di omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa e dalla rapina. Sono stati capaci di ammazzare per poco meno. I tre ragazzi, fra i 19 e i 22 anni, hanno ucciso per 30 euro e due collier, uno, poi rivenduto per 500 euro. Ed è stata anche quella collana a tradirli: ritrovata fra le proposte di un «compro oro» a Milano, è stato come rinvenire l'arma fumante. La svolta è arrivata poi con il sopralluogo nella casa della signora, effettuato dal Ris di Parma una decina di giorni dopo la morte: i rilievi, incrociati con le evidenze dell'autopsia non hanno lasciato ulteriori dubbi.

La donna, pur soffrendo di frequenti svenimenti, non avrebbe potuto procurarsi quelle ferite solo scivolando a terra e urtando le bottiglie che furono ritrovate in frantumi ai suoi piedi.

Anche i segni sul collo dicevano di qualcosa di ben diverso da una caduta accidentale. Questo è il quadro cui sono arrivati gli inquirenti, insieme al procuratore capo di Modena, Lucia Musti. Ricostruita anche la dinamica antecedente ai fatti e la premeditazione del gesto. Uno dei tre assassini era stato a lungo vicino di casa della vittima: sarebbe stato lui ad ideare il piano, forse solo con l'intenzione di rapinare la donna di cui conosceva a perfezione orari ed abitudini.

Lui ha raggranellato un paio di complici: quasi coetanei anch'essi residenti a Finale Emila. Ed anch'essi questo è il dato più spiazzante apparentemente ben inseriti nel paese emiliano. I tre si sono dati appuntamento nella casa ormai vuota, dove uno dei ragazzi aveva abitato, ingannando l'attesa per il rientro della donna, anche giocando al cellulare. Poi tutto è cominciato suonando il campanello per chiedere un bicchiere d'acqua. Il ragazzo sapeva che la donna lo conosceva e si sarebbe fidata. Poi l'aggressione, a bottigliate, quindi la razzia e la fuga.

I tre si sono prima diretti a Ferrara in bus. Qui, dopo una prima manche di baldoria con la loro compagnia abituale nella città degli Estensi, si sono divisi. Uno dei tre assassini è rientrato a Finale Emilia. Gli altri due hanno proseguito per Milano in treno, venendo pure multati per non aver pagato il biglietto. L'obiettivo era piazzare meglio sul mercato lombardo i collier, ma uno, rotto durante la colluttazione, non è stato venduto.

Quindi, fra locali e movida, i due hanno speso tutti i soldi guadagnati dalla vendita del gioiello, prima di rientrare a casa. A dare l'allarme dopo qualche giorno sono stati i vicini di casa della donna: da troppo tempo non la vedevano uscire.

Il

contributo dei vicini è stato fondamentale anche per via di un altro elemento. Una di loro notò uno dei ragazzi davanti a casa della donna proprio il giorno del delitto e scrisse al marito un sms manifestando la sua perplessità.

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