Giochi riaperti. La scelta di Beppe Grillo di lasciare libertà di voto rimescola le carte in tavola nella partita a poker sulle unioni civili. Ora la palla è tutta nelle mani del Pd che deve fare i conti con un Angelino Alfano che, gongolante su Twitter, si sbilancia a scrivere "potrebbe saltare l'intera legge".
Una legge che, così come è scritta attualmente, nessuno vuole. I retroscena si susseguono e le malelingue sono convinte che con questa mossa Grillo si sia tolto da un impasse non da poco. Da un lato ci sono i malumori dei senatori pentastellati che ora affidano ai social la loro intenzione di votare sì al ddl Cirinnà, dall’altro i timori del comico genovese di perdere consensi dato che gli ultimi sondaggi vedono gli italiani fortemente contrari alla stepchild adoption.
“Ma non si tratta solo di questo. Diversi senatori grillini sono restii a votare la legge perché credono che il ddl sia una sorta di para-matrimonio e il fatto che Cesa e Alfano insistano nel voler stralciare la parte sulla stepchild adoption significa che si sono già arresi ad accettare questa unione che è un matrimonio di fatto”, dice al giornale.it il senatore centrista Mario Mauro.
Gli occhi, ora, sono infatti tutti puntati sugli alfaniani. “Oggi, ad eccezione di Formigoni, Sacconi, Di Biagio, D’Ascola e Marinello che si sono pubblicamente espressi contro la legge, non giurerei sul voto contrario degli altri” dice l’esperto Carlo Giovanardi per il quale voto segreto è sempre un’incognita. “Nel ‘92- racconta – furono i leghisti che salvarono Craxi, salvo poi gridare allo scandalo nei confronti degli altri partiti”. Il senatore Gabriele Albertini, però, conferma che il suo partito è compatto nel respingere “l’adozione del figliastro”.
Considerato che gli alfaniani sono 32 e che, al di là delle dichiarazioni di rito, i grillini contrari alla stepchild possono essere circa una decina, pare difficile che il Pd abbia ancora i numeri per approvare la legge. Secondo una fonte di Palazzo Madama, infatti, la pur piccola truppa di dissidenti grillini può essere sufficiente a far naufragare la Cirinnà se unita ai circa trenta senatori di area cattodem, alcuni dei quali di stretto rito renziano. Ecco perché oggi il senatore Stefano Esposito, intercettato telefonicamente da ilgiornale.it, ha confermato che la fronda piddina è di 25-30 e ha, poi, sbraitato contro i Cinquestelle:“Coerenza zero, affidabilità zero. I Cinquestelle sono un partito guidato da un comico come Grillo e da un cupo come Casaleggio da cui il direttorio prende ordini assomigliando sempre più al teatro dei pupi”.
Pertanto, se i numeri non sono un'opinione, la truppa dei 112 senatori dem favorevoli si abbassa a circa 80, quella dei grillini da 35 a 25-28 e a Renzi non rimane che affidarsi di nuovo ai 19 verdiniani.
Considerato che i voti dei 41 forzisti, dei 12 leghisti e dei 9 fittiani sono quasi graniticamente compatti contro il ddl Cirinnà, non resta che vedere se i 32 senatori alfaniani tradiranno di nuovo il loro elettorato oppure no. In tal caso la stepchild non passerebbe e anche l’intero disegno di legge, a quel punto, sarebbe compromesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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