Non solo mafiosi, ma ora anche sozzoni. È l'immagine della triste realtà di come, noi italiani, siamo spesso visti all'estero. Dalla pistola al centro di un fumante piatto di spaghetti, riportata negli anni Settanta sulla copertina del magazine tedesco Der Spiegel, ai manifesti che in questi giorni campeggiano lungo le autostrade della Vallonia (il Belgio francofono). Per lanciare una campagna sull'ambiente e le strade pulite, non si è trovato di meglio che ritrarre un maiale sorridente al volante di una Fiat 500 storica, impegnato a liberarsi del sacchetto nero della spazzatura lanciandolo (ovviamente) dal finestrino sulla carreggiata. A fianco la scritta: «Non scambiate le aree di sosta per delle discariche; sanzione minima 150 euro». La «geniale» trovata vede come promotori la Società autostrade del Paese (Sofico), il governo della Vallonia e l'emittente radiofonica VivaCité (che - ci dicono - avrebbe già preso le distanze).
E a dare ancora più forza al messaggio, ecco i ministri ai Lavori pubblici e all'Ambiente, Maxime Prevot e Carlo Di Antonio, quest'ultimo di chiare radici italiane, farsi fotografare con il sorriso stampato sulle labbra accanto a un bidone per i rifiuti con l'allegro suino in bella evidenza.
Non ci vuole un fenomeno per capire che c'è molto di italiano nell'immagine: e se al maiale potrebbe essere associato chiunque (ma, vista la vettura in cui si trova, il pensiero porta subito al Belpaese), è stato l'accostamento con la Fiat 500 a fare imbestialire gli appassionati della più famosa tra le automobili da città e uno dei simboli dell'Italia nel mondo. Perché proprio il «Cinquino», e non una macchina francese o tedesca? O, meglio ancora, una vettura anonima? Forse perché brucia ancora la sconfitta patita contro la nostra Nazionale agli europei? (Fca, tra l'altro, era tra gli sponsor con l'originale Fiat Panda Azzurri). Ecco allora il presidente del Fiat 500 Club Belgio, Jean-Claude Zelis, il quale, colpito nel vivo, ha subito girato le foto al presidente fondatore del Fiat 500 Club Italia, Domenico Romano, e al presidente onorario, Sandro Scarpa, esternando tutto lo sdegno e il disappunto la campagna indirettamente «anti-italiana» e, soprattutto, offensiva nel confronti del mito, la 500 progettata da Dante Giacosa.
In breve, la rimostranza è diventata virale e alla sede del Fiat 500 Club Italia, a Garlenda, nel Savonese, sono arrivati messaggi di protesta da tutto il mondo. Il Club conta, infatti, 21.000 soci e ogni anno organizza 250 raduni, di cui il più importante si svolge a Garlenda (1.200 abitanti) nel primo fine settimana di luglio, con 1.000 auto partecipanti. «Abbiamo soci anche in Giappone, Australia e Nuova Zelanda - spiega Romano - e tutti sono rimasti amaramente sorpresi per questa campagna. Sono state interessate le istituzioni affinché prendano posizione. Il vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, Franco Vazio, ha presentato un'interrogazione al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, affinché inoltri una protesta ufficiale. Attendiamo ancora una risposta.
Il messaggio belga è più che mai negativo e accosta uno dei principali simboli del made in Italy a questa campagna. Chiediamo alle autorità di quel Paese il ritiro immediato di quei manifesti e l'avvio di una campagna riparatoria che esalti la 500 come simbolo virtuoso di italianità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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