Ci sono luoghi nei quali un albero non è solo un albero. Ma un essere vivente che incarna il ricordo di una persona cara. In qualche modo le consente di continuare a vivere, nonostante la sua scomparsa. Questi luoghi così speciali sono i boschi sacri, aree verdi nelle quali è possibile custodire le ceneri dei defunti, in modo che entrino nel ciclo vitale delle piante. E non si perdano mai.
In Italia il primo esperimento partirà nella primavera del 2018, a Martina-Urbe, in provincia di Savona. Proprio qui la startup genovese Boschi Vivi ha individuato l'area da destinare alla sepoltura alternativa, una versione più green e sostenibile rispetto al rito tradizionale. Mentre il crowdfunding in Rete è già partito, spinto dallo slogan «la vita oltre la vita», già si conoscono i dettagli del servizio. Chi vorrà seppellire le ceneri racchiuse in un'urna biodegradabile all'interno del bosco potrà richiedere un sopralluogo con i responsabili e, una volta scelta la pianta, organizzare la commemorazione. Nulla è lasciato al caso: gli alberi disponibili saranno contrassegnati con una fascia di colore diverso in base alla tipologia, in modo da essere riconoscibili. Una volta rintracciato quello giusto, si procederà con il rito, che permetterà di interrare l'urna proprio davanti alla pianta. La tariffa includerà tutto, dalla targetta nominativa alla tracciabilità Gps, fino all'organizzazione del rito della sepoltura e alla gestione e manutenzione dell'area. Le fasce di prezzo dipenderanno dal tipo di albero scelto, dal diametro del suo tronco, dalla posizione e dal grado di accessibilità all'interno del bosco. Ma le richieste spiegano dalla startup sono già molte. Anche perché, fanno presente i responsabili, la pratica della cremazione si sta diffondendo sempre di più nel nostro Paese, e ormai ha raggiunto il 25 per cento al Nord. Ecco perché decidere il destino delle ceneri è così importante. In Italia spargerle all'aperto non è consentito, a meno che non ci sia un'autorizzazione del Comune, limitata però solo ad alcune aree. Mentre nel bosco sacro possono essere custodite nel pieno rispetto della natura. Il nostro Paese si affaccia solo adesso a un fenomeno noto e diffuso ormai da moltissimi anni all'estero (negli Stati Uniti esistono circa 40 luoghi del genere). Dove, fra sacro e profano, spesso i funerali assumono connotazioni bizzarre. Almeno ai nostri occhi. E così capita che nella patria del jazz, New Orleans, sia proprio questa musica a scandire il momento più doloroso. In un mix di tradizioni francesi a afro-americane, il corteo funebre viene accompagnato da una banda. Si comincia con melodie tristi e commoventi, ma appena il corpo viene seppellito i toni cambiano. E l'atmosfera viene letteralmente invasa dalle melodie gioiose e decisamente chiassose del jazz. Chi pensa che questa sia una stranezza forse non è mai stato nelle Filippine, precisamente a Benguet, una provincia sull'isola di Luzon. Qui hanno l'usanza di bendare i defunti e di adagiarli accanto all'ingresso principale della casa, in modo che possano essere salutati. Poco distante, a Tinguian, i morti vengono invece vestiti con i loro abiti migliori e poi seduti su una sedia, con una sigaretta in bocca. Fino al momento della sepoltura. Ma ci sono due luoghi nei quali la cerimonia funebre è, se possibile, ancora più inquietante. Si tratta del Tibet e della Mongolia: qui i buddisti credono nella trasmigrazione dell'anima dopo la morte. Così i corpi dei fenunti vengono portati in cima alle montagne, alla mercé nella natura, in modo che il loro spirito possa essere libero di allontanarsi. Succede così da migliaia di anni, e ancora oggi circa l'80 per cento dei tibetani dice addio così ai propri cari.
E infine c'è il Madagascar dove ancora resiste un antico rituale chiamato «famadihana». I resti dei defunti vengono riesumati ogni 5 o 7 anni, e la famiglia organizza una processione che culmina in un ballo con le ossa delle persone scomparse. Solo così, dicono loro, è possibile non perderli mai.
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