«Taglieremo le teste» degli ebrei e «li sottoporremo a eterna tortura» in nome di Allah. Per liberare Gerusalemme invocano i «martiri» kamikaze e si dicono pronti a fare lo stesso sacrificando «i nostri corpi e () le nostre anime senza esitazione». Non siamo a Gaza a un'adunanza di Hamas per alimentare la guerra contro Israele, ma a Philadelphia, una grande e normale città americana. Nove ragazzini, femminucce e maschietti, hanno inscenato in occasione del giorno della Ummah, la comunità islamica, una «recita» che incita a conquistare Gerusalemme, a far fuori gli ebrei e a immolarsi come kamikaze. Tutti bardati con i colori della Palestina davanti a pseudo educatori e alle famiglie venute ad assistere all'incredibile sceneggiata.
Una bambina legge un proclama riferendosi agli ebrei: «Taglieremo le loro teste e libereremo la dolorosa ed esaltata moschea di Al-Aqsa (simbolo musulmano di Gerusalemme, ndr). Condurremo l'esercito di Allah per adempiere alla sua promessa e li sottoporremo alla tortura eterna». La «recita» kamikaze è stata ripresa in video il 22 aprile e scoperta da Memri, un'associazione no profit che monitorizza in rete le minacce dell'estremismo islamico soprattutto nei confronti di Israele. Il fattaccio è avvenuto nel centro islamico, di fatto una moschea, dell'Associazione musulmana americana di Philadelphia. Una potente e discussa organizzazione messa sulla lista nera delle organizzazioni terroristiche dagli Emirati arabi. Ieri la tv americana Fox ha mandato in onda il video scatenando una valanga di proteste e polemiche. L'Associazione musulmana ha condannato i contenuti del filmato ribadendo la propria posizione contro ogni forma di «odio», ma è troppo tardi.
Nel video nove ragazzini divisi su due file seguono un copione dettato dagli adulti. I bambini cantano in coro: «Ribelli, ribelli, ribelli. Gloriosi destrieri ci chiamano per guidarci sui sentieri che conducono alla moschea di Al-Aqsa. Il sangue dei martiri ci protegge, il Paradiso ha bisogno di uomini veri!». Una ragazzina inneggia ai kamikaze, «i nostri martiri, che hanno sacrificato la loro vita senza esitazione raggiungendo il Paradiso. Il profumo di muschio emanava dai loro corpi. Gerusalemme sarà la loro capitale o un focolaio per codardi?».
L'assurda «recita» auspica un'invasione di Israele a bordo delle navi del Profeta Maometto e invoca uno dei più famosi condottieri musulmani contro i crociati: «Oh Saladino, la Palestina deve tornare nostra. La vergogna sarà spazzata via».
A Gaza i fondamentalisti di Hamas fanno sfilare i bambini in mimetica e con le bandane verdi dell'Islam utilizzate dai kamikaze prima di farsi saltare in aria. Oppure gli stessi ragazzini portano in spalla missili di cartapesta per simboleggiare quelli veri che vengono lanciati contro Israele.
Se sono abbastanza grandi imbracciano pure i kalashnikov, ma è sconvolgente che l'apologia degli attacchi suicidi e della liberazione sanguinosa di Gerusalemme venga messa in scena
negli Stati Uniti. L'aspetto paradossale è che i bambini pronti al «martirio» ed i loro genitori, che hanno assistito allo spettacolo intriso di violenza, saranno pure cittadini americani accolti come profughi o perseguitati.
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