Gli Usa e il piano anti-Maduro. Il petrolio arma per cacciarlo

Il segretario di Stato Tillerson parte per il Sud America. La strategia: ottenere l'ok all'embargo contro il dittatore

Gli Usa e il piano anti-Maduro. Il petrolio arma per cacciarlo

Segnatevi luogo e data, ovvero l'Università del Texas di Austin giovedì prossimo, perché soprattutto se siete venezuelani potreste avere delle piacevoli sorprese. Quel giorno, infatti, il ministro degli Esteri di Donald Trump, Rex Tillerson - un decano magnate dell'industria petrolifera texana elencherà quali sono le politiche prioritarie dell'Amministrazione Usa nell'emisfero occidentale per poi, poche ore dopo, iniziare la sua prima visita ufficiale in Sud America. Sarà una sorta di aggiornamento della politica Monroe perché le «Western Hemisphere policy priorities» - come da comunicato che l'altro ieri ha annunciato il «focus venezuelano» del tour di Tillerson sono le cose che davvero importano a The Donald sotto al Rio Grande. Dopo il disinteresse verso l'area di Bush Jr alle prese con il post 11 settembre e la «confusione» di Obama - impegnato più ad aprire ai Castro che a frenare l'autoritarismo chavista in America latina, ideologicamente made in Cuba al 100% - sarà davvero importante il discorso di Tillerson ad Austin.

Sull'America latina nel suo primo anno di mandato Trump ha parlato e soprattutto fatto parlare del muro col Messico - per la cronaca lui non ha ancora tirato su un mattone mentre Clinton, Bush Jr e Obama dal 1995 al 2016 avevano già eretto ben 1.127 km di barriere nel silenzio plaudente dei media e dei rimpatri forzati dei latinos che, i dati sono dell'Istituto messicano sulle migrazioni, sono stati 209.217 nell'ultimo anno di Obama e 156.057 nel primo anno di The Donald, il 25% in meno.

Per il resto appena una dichiarazione mesi fa sul Venezuela in cui Trump disse che «tutte le opzioni sono aperte, compresa quella militare». Cascò il mondo, Trump come Hitler, scrisse qualche imbecille neanche Maduro fosse Gandhi, e come non ci fossero già 4 milioni di venezuelani figli della diaspora in giro per il mondo e una decina di milioni pronti a seguirli nel 2018. O come se ogni mese non morissero di fame decine di bambini e la dittatura di Caracas non si macchiasse quotidianamente di nefandezze d'ogni sorta, dal divieto di fare entrare medicine e cibo mentre la maggiore crisi umanitaria di sempre uccide il Venezuela.

Per ora di certo c'è che Tillerson il primo febbraio sera arriverà a città del Messico per poi recarsi a Bariloche e Buenos Aires in Argentina, salire a Lima, in Perù, arrivare a Bogotá, in Colombia e finire la sua settimana itinerante, il 7 febbraio, in Giamaica. Il suo obiettivo è chiaro: sondare i leader di questi Paesi Peña Nieto, Macri, Kuczynski, Santos ed Holness - per capire che pensano se gli Stati Uniti usassero i loro muscoli, diplomatici prima e poi militari ma solo con un embargo navale, per togliere il potere a Maduro. Come? Da fonti raccolte da Il Giornale, Trump sarebbe a un passo dal dichiarare l'embargo petrolifero contro Caracas, ovvero dal sospendere l'acquisto di greggio venezuelano da parte delle raffinerie Usa, a cominciare dalle texane. Ciò sarebbe decisivo visto che oltre il 70% del cash del bilancio statale della dittatura di Maduro arriva così e proprio da Washington.

L'unico punto è che prima di prendere ogni decisione, Trump vuole ottenere il consenso dei Paesi che nei prossimi giorni visiterà Tillerson. La speranza di gran parte dei venezuelani è che Messico, Argentina, Perù, Colombia e Giamaica diano «luce verde» perché gli Usa facciano finalmente l'unica cosa che potrebbe davvero far crollare la dittatura di Maduro in pochi giorni, ovvero l'embargo petrolifero.

Mesi fa, quando fu il vice di Trump, Mike Pence, a fare un tour analogo per chiedere a un gruppo di Paesi latinoamericani come vedessero un'operazione simile a

quella che tolse dal potere Manuel Noriega a Panama, tutti gli risposero «non ci pensate nemmeno». E Trump si frenò. Ora con la proposta di embargo petrolifero è invece probabile che Washington ottenga una risposta diversa.

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