Un nuovo Vatileaks scuote i Sacri Palazzi. La paura in Vaticano è di rivivere la vicenda del 2012, quando l'allora maggiordomo di Papa Benedetto XVI, Paolo Gabriele, diffuse carte e lettere private del Pontefice. Ora, nel mirino di una nuova vicenda di talpe e corvi, è il Sinodo sulla famiglia, in corso in Vaticano. A far discutere è la lettera firmata da una dozzina di cardinali di tutto il mondo, dell'ala più conservatrice e preoccupati per la possibile apertura del Sinodo alla comunione per i divorziati risposati, indirizzata a Bergoglio e contenente critiche sul metodo adottato per le assise sulla famiglia, dove vescovi e cardinali dei cinque continenti si ritrovano per discutere di temi delicati legati a matrimonio, omosessualità e difesa della vita.
E c'è chi parla di un nuovo Vatileaks, ovvero una fuga di notizie di documenti riservati pubblicati per manipolare il Sinodo. Il primo a lanciare l'allarme è il cardinale Gerhard Ludwig Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, uno dei firmatari della missiva. «L'intenzione di chi ha voluto la pubblicazione di questa lettera è seminare liti, creare tensioni - afferma il porporato tedesco in una dura intervista al Corriere della Sera - io non dico se ho firmato o no. Lo scandalo è che si renda pubblica una missiva privata del Pontefice. Questo è un nuovo Vatileaks. Io non sono un lupo contro il Papa, sono il suo primo collaboratore», aggiunge Muller.
Per il secondo giorno consecutivo, sulla vicenda è intervenuto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi: «Chi a distanza di giorni ha pubblicato la lettera ha compiuto un atto di disturbo non inteso dai firmatari, almeno da alcuni dei più autorevoli e l'invito è a non farsene condizionare. Che si possano fare osservazioni sulla metodologia del Sinodo che è nuova non stupisce - aggiunge - ma una volta stabilita, c'è l'impegno di tutti ad applicarla nel migliore dei modi».
All'indomani della diffusione della lettera, a tornare sull'argomento è anche il cardinale George Pell: «Le firme sono sbagliate ma soprattutto il contenuto è sbagliato - spiega il porporato a Repubblica - anzi la maggior parte del contenuto non corrisponde. Non so perché è successa questa cosa né chi l'abbia fatta uscire così». Tuttavia il cardinale australiano non parla di Vatileaks, ma lancia comunque una stoccata al Paese: «Sono abituato a vivere in Italia, la vita è piena di sorprese».
Una parte del giallo pare essersi sciolto: perché la lettera esiste, anche se il contenuto e i firmatari non sono quelli diffusi dal vaticanista dell' Espresso , Sandro Magister. I cardinali che hanno sottoscritto la missiva risultano comunque 13, a quanto riporta America Magazine , la rivista dei gesuiti statunitensi. Magister aveva pubblicato due giorni fa la lista di 13 porporati; poi quattro avevano smentito: Angelo Scola, André Vingt-Trois, Mauro Piacenza e Peter Erdo. La rivista americana aggiunge il vicepresidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti, il cardinale Daniel Di Nardo, l'arcivescovo di Nairobi, John Njue, l'arcivescovo di Città del Messico, Norberto Rivera Carrera e il presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, il cardinale Elio Sgreccia. Ma in serata è arrivata anche la smentita del cardinale Rivera Carrera: «Desidero chiarire che non ho mai firmato questa presunta lettera».
No comment invece dall'arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra e dal cardinale Robert Sarah che, tramite i propri portavoce, fanno sapere di non voler entrare nel merito della questione. Senza smentire né confermare. Ma il balletto dei nomi prosegue. E il contenuto della missiva ancora top-secret.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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