Trafugare la memoria. Cancellare il passato. Sono i due grandi disegni criminali del Califfato. Nel loro nome è stata fatta rotolare la testa dell'anziano archeologo 81enne Khaled Al Assad. Per realizzarli il suo cadavere appeso ad una colonna è diventato lo stendardo del nuovo orrore. Il primo disegno è semplice, quasi banale. E perfettamente iscritto nella logica di un Califfato che - dopo essersi arricchito con il petrolio, i saccheggi e i riscatti - usa anche le opere d'arte per finanziarsi. La rotta è sempre la stessa. Parte da Palmira, raggiunge la Turchia e lì convoglia le pietre «memoria dell'umanità» su quei canali del mercato nero che le sottrarranno per sempre alla nostra vista. Per questo distruzioni e devastazioni a Palmira sono un semplice paravento. Dietro le esplosioni di facciata che il 23 maggio sbriciolano il leone di Allat alle porte della città e due siti musulmani definiti «sacrileghi» si nasconde una massiccia operazione di trafugamento e rivendita dei tesori archeologici. Un'operazione già iniziata su vasta scala in Iraq dove lo Stato Islamico chiede una percentuale del 20 per cento a chi commercia in opere d'arte scavate illegalmente. Un'operazione che grazie ai tesori di Palmira garantirà al Califfato centinaia di milioni d'euro d'entrate. E proprio per questo il silenzio di Khaled Al Assad - rifiutatosi di rivelare i luoghi in cui avrebbe nascosto alcuni tesori di Palmira - gli è costato la testa. Un'esecuzione esemplare per mostrare come finisce chi si oppone all'operazione di trafugamento e vendita del Califfato.
Un'operazione essenziale per realizzare anche il secondo disegno. Un tesoro dell'umanità trafugato e rivenduto è un tesoro cancellato. Un tesoro riservato esclusivamente agli occhi dell'acquirente finale, ma destinato all'oblio per il resto di un'umanità privata così di una scheggia del proprio passato. Dietro l'uccisione dell'81enne decapitato a Palmira s'intravvede, insomma, quel disegno di «pulizia culturale» concepito per imporre - come ripete da tempo la Direttrice Generale dell'Unesco Irina Bokovo - una visione totalizzante al Medio Oriente e al resto del mondo. «Mai prima nella storia - sostiene la Bokova - abbiamo assistito ad un simile progetto di distruzione e cancellazione della cultura. Mai abbiamo assistito a dei veri crimini di guerra perpetrati allo scopo di cancellare il patrimonio culturale del pianeta. È una pulizia culturale che punta ad eliminare qualsiasi fonte di diversità e pluralismo per sostituirle con una visione ristretta e limitata della società. Una visione che non accetta l'idea di tolleranza e rifiuta il concetto di umanità concepita come la suddivisione di diritti tra singole comunità».
Grazie a quel disegno la Storia, cancellata dal Califfato, non si ripresenterà più agli occhi di turisti e studiosi. Diventa una grigia manciata di polvere, una cortina buia, un ricordo confuso estirpato dalla terra e consegnato ai libri di storia. Germineranno lì i primi lembi di un nuovo mondo oscuro. Un mondo senza storia e senza identità. Il mondo su cui il Califfato sogna di rimodellare i cuori e le menti degli uomini. Il mondo opaco dove una preghiera, un libro e un ordine lanciato dal pulpito di una moschea sono l'unico orizzonte dell'esistenza.
Un mondo dove non esiste la sensazione dell'orrore perché non esiste più nemmeno quella della bellezza. Dove non è permesso sognare un futuro perché non esiste più un passato. Un mondo pervaso soltanto dal presente silenzioso e cupo di Abu Bakr Al Baghdadi e dei suoi tagliagole.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.