Mestre (Ve) - Onorevole Brunetta, perché il referendum sull'autonomia in Veneto è vostro e non della Lega?
«Perché nel 2014 il Veneto ha approvato due leggi regionali che chiedevano un referendum: la numero 15, la nostra, che chiedeva il voto consultivo sull'autonomia; e la numero 16, della Lega, che chiedeva l'indipendenza del Veneto».
E?
«E la Corte costituzionale, nel 2015, ha bocciato la legge del Carroccio e dato il via libera alla nostra, su cui si voterà domenica prossima».
L'esito del referendum, però, non avrà effetti immediati. Darà soltanto al Veneto maggior potere contrattuale con il governo per una maggiore autonomia. Voto inutile quindi?
«Nient'affatto. Voglio vedere il prossimo governo che considera carta straccia la volontà popolare. Sarà difficile far finta che il popolo non si sia espresso in modo inequivocabile».
Insisto: l'Emilia-Romagna chiede maggiore autonomia e tratta con Palazzo Chigi a prescindere dal voto degli emiliani.
«L'Emilia ha un governo legittimo ma è espressione del 49% dei totali 37,7% di emiliani che sono andati alle urne. Una minoranza, quindi. Noi, qui, faremo sentire la voce della maggioranza dei veneti».
In Lombardia non c'è quorum, qui sì. Avete qualche sondaggio fresco sul possibile esito?
«Sei mesi fa uno studio di Euromedia Research parlava di un 73,8% a favore del Sì; penso che domenica prossima il risultato sarà ancora più plebiscitario».
E poi si aprirà la partita non scontata con il prossimo governo.
«Confido che a Palazzo Chigi ci saremo noi, disponibilissimi ad ascoltare la voce dei cittadini, fedeli al nostro motto: sì a un federalismo razionale».
Il tema risorse è cruciale: il Veneto ha un residuo fiscale, differenza tra quanto paga e quanto riceve dallo Stato, di 20 miliardi di euro, quasi 4mila euro per residente. Con più autonomia si potranno redistribuire le risorse?
«Sì ma quello dei soldi non è il punto centrale. Il Veneto avrebbe più risorse ma soprattutto per gestire 23 competenze in più. Miglioreranno i servizi ai cittadini in materia di salute, istruzione, ambiente, beni culturali, demanio, eccetera...».
È un problema di migliore gestione delle risorse quindi?
«Certo. La soluzione è l'autonomia come sussidiarietà: lo Stato non faccia ciò che fa meglio la Regione; la Regione non faccia ciò che fa meglio il Comune; e il pubblico non faccia ciò che fa meglio il privato».
Chiaro. Ma non è che con un lombardo-veneto più autonomo si allargherà il divario tra Nord e Sud?
«Assolutamente no. Anzi, noi vorremmo che anche il Sud percorresse la stessa strada di Lombardia e Veneto. E Fi ha già chiesto che la Calabria possa indire un suo referendum».
E come si ridurrebbero le differenze Nord-Sud?
«Al Nord lo Stato è troppo invasivo, al Sud è troppo assente. La soluzione: un regionalismo differenziato. La Toscana potrebbe chiedere maggiore autonomia in materia di valorizzazione dei beni culturali».
E il Meridione?
«Lì spesso le Regioni spendono troppo e male. E lì ci vorrebbe più Stato obbligato, così, a lavorare per ridurre le distanze tra Nord e Sud».
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