La vergogna del 25 aprile antisemita

Filopalestinesi contro la Brigata ebraica. Contestate anche Raggi e Camusso

La vergogna del 25 aprile antisemita

Roma Fischi e insulti per gli ebrei sopravvissuti allo sterminio a Milano. Cortei e cerimonie commemorative separate e funestate da contestazioni anche a Roma. Ma contrasti, polemiche e diverbi sono stati registrati un po' in tutta Italia. Purtroppo la festa della Liberazione dopo 73 anni ha sempre più assunto i connotati di una resa dei conti, l'occasione per manifestare dissenso anche su questioni che nulla hanno a che fare con quel ricordo.

La cerimonia del 25 aprile si è aperta come di consueto con l'omaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che a Piazza Venezia ha passato in rassegna il picchetto d'onore e le associazioni di combattenti. Presenti i due neo presidenti delle Camere, Elisabetta Casellati e Roberto Fico. E il vicepresidente della Camera, Mara Carfagna ha lanciato un appello all'unità. «Sporcare una giornata così importante per la Repubblica e per la democrazia con contestazioni rivolte contro chi ha lottato per consegnarci un Paese libero ed è stato vittima della furia nazifascista è indegno. -ha detto la Carfagna- Tutto il mondo politico deve condannare gli episodi di intolleranza, violenza e antisemitismo».

Tutti gli appelli alla concordia però sono caduti nel vuoto. A Milano la Brigata Ebraica al suo arrivo in piazza San Babila è stata contestata da un gruppo di antagonisti e militanti dei movimenti filopalestinesi. «Fuori i sionisti dal corteo» e «Palestina libera, Palestina rossa», gli slogan urlati contro i manifestanti della brigata Ebraica che non hanno reagito e dunque il corteo è proseguito senza incidenti. Poi i cori degli antagonisti si sono rivolti contro i rappresentanti del Pd ai quali hanno gridato «Venduti, venduti».

Matteo Forte, consigliere comunale e capogruppo di Milano Popolare a Palazzo Marino ha confessato il suo stupore per «una piazza Duomo semideserta» e ha puntato il dito contro«la sinistra che con la sua vuota retorica su un antifascismo settario ed esclusivo ha fatto perdere il valore della festa della liberazione nazionale dall'occupante nazista».

A Roma le cose non sono andate meglio. Ma le premesse per una giornata unitaria erano già state perse quando la Comunità Ebraica romana ha deciso di celebrare il ricordo con una cerimonia separata in polemica con la decisione dell' Associazione partigiani di accogliere le bandiere palestinesi nel corteo. «Non capiamo perché il corteo organizzato a Roma possa accettare la presenza di simboli che nulla hanno a che vedere con quella Storia, simboli che 70 anni fa non sarebbero stati ammessi e oggi sfilano con un significato che per noi è offensivo e incomprensibile», il commento amareggiato della presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Non sono mancate anche qui le contestazioni. Bersaglio di fischi ed inviti a tornare a casa il sindaco di Roma, Virginia Raggi. A Porta san Paolo il sindaco non è riuscita a prendere subito la parola a causa dei cori di una parte della piazza che le hanno impedito di parlare. «Vattene, vattene», ha urlato la folla. Ma la contestazione non era legata solo al fatto che la sindaca aveva solidarizzato con la Comunità ebraica. «Qualcuno- aveva detto-ha voluto inserire nel dibattito temi che nulla hanno a che vedere con la lotta per la libertà dell'Italia», riferendosi alla partecipazione al corteo dell'Anpi di una delegazione palestinese. A contestare la Raggi erano i romani come spiega la consigliera Pd, Ilaria Piccolo: «Le grida dei romani erano chiare: basta buche e immondizia in strada».

E a chiudere una giornata di contestazioni va registrata anche l'ira di un gruppo di insegnanti che a Milano ha bloccato e assalito a colpi

di slogan la leader della Cgil, Susanna Camusso. I docenti denunciavano «il licenziamento in massa di 60 mila persone» accusando la Camusso di «inefficienza e indifferenza da parte di chi dovrebbe difendere i lavoratori».

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