Roma - Onorevole Giorgia Meloni, è rimasta sorpresa dallo «scandalo Capitale»?
«La portata dell'indagine è impressionante e accende i riflettori su tutta la classe dirigente romana. Non si tratta solo della conta degli indagati di destra e sinistra. Qui l'unico colore politico è il colore dei soldi».
Così non si rischia di assolvere la politica?
«Nessuna assoluzione. Chi ha sbagliato deve pagare. Punto. Ma il quadro è quello di un sottobosco di burocrati difficili da rimuovere in grado di far valere il proprio peso, amministrazione dopo amministrazione. E poi oltre alle colpe della politica qui emerge un problema di società civile, di imprenditoria, di cooperative».
Qualcuno presenta l'indagine come lo scandalo della destra romana.
«Balle. Il tentativo c'è, ma è come se io dicessi che è lo scandalo della sinistra perché moltissimi indagati sono di sinistra. È talmente evidente che il Pd è coinvolto che non ho bisogno di dirlo io. Lo fa Orfini quando dice che occorre rifondarlo. Peraltro il sistema cooperativo certo storicamente non riguarda la destra. Bisogna fare pulizia invece di tentare in maniera sgangherata di scaricare responsabilità».
C'è davvero la mafia nella politica romana?
«La mafia tradizionale usa il ricatto per estorcere denaro o affiliazioni. Qui mi sembra che il meccanismo sia inverso: ci si rivolge volentieri a determinati personaggi per conquistare potere o essere eletti».
Roma subisce un danno di immagine enorme.
«Non ci sto a trasformarla in una sorta di grande Romanzo Criminale a cielo aperto. Qui c'è gente onesta, tartassata dalle tasse comunali e regionali più alte d'Italia e da servizi pessimi».
Le ha fatto male vedere coinvolti esponenti della destra?
«Certo, ma aspettiamo di veder chiarite le responsabilità».
Cosa l'ha colpita delle accuse?
«Che si lucrasse perfino sui più poveri. Noi abbiamo sempre denunciato l'anomalia di un pensionato sociale con 480 euro a fronte di 900 per i richiedenti asilo. Ora si chiariscono molte cose».
Cosa pensa del coinvolgimento di Gianni Alemanno?
«La sua è una posizione al vaglio degli inquirenti, come loro stessi dichiarano. Ho apprezzato l'autosospensione. Spesso non ho condiviso le sue scelte politiche, ma mi viene difficile credere che abbia a che fare con la mafia».
Quali le sue colpe allora?
«Aver dato fiducia a persone che fiducia non meritavano».
Pensa che Alemanno si sia arricchito alla guida di Roma?
«Non mi sembra proprio».
È possibile fare campagna elettorale a Roma senza compromessi?
«Sì, ma bisogna lavorare il triplo. A Roma certi poteri hanno avuto peso perché la politica non si è ribellata, ma spesso si è ben volentieri piegata. E naturalmente se ti metti contro alcuni personaggi, giornali o cooperative puoi avere problemi».
È un errore abolire il finanziamento pubblico?
«Si sente spesso lodare il sistema Usa. A me fa schifo. In Italia siamo passati da un sistema con zero controlli a uno con zero finanziamento. Si rischia che la politica non sia più libera da certi condizionamenti e che la possa fare solo chi è ricco o ladro. Un tempo il Msi riceveva donazioni dalla gente comune, da chi credeva nell'idea. Oggi in epoca post-ideologica le donazioni alla politica hanno spesso altri fini».
È mai stata contattata dai personaggi coinvolti nell'inchiesta?
«No».
La giunta va sciolta per mafia?
«Marino dovrebbe dimettersi, ma per i suoi risultati disastrosi. Anche perché se si sciogliesse da solo, il consiglio eviterebbe il rischio di uno scioglimento per mafia».
Si candiderà alla guida di Roma?
«Dopo Marino potrebbe non esserci più un Comune da governare. Roma merita di meglio».
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