Macché incontro al Nazareno, «si tratterà di un normale confronto sull'agenda dei prossimi appuntamenti parlamentari», spiega il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini.
L'incontro è in agenda per oggi, a Montecitorio, presenti - con lo stesso Guerini - i capigruppo Pd Ettore Rosato e Luigi Zanda. Dall'altro lato del tavolo, i rappresentanti di Ala: Lucio Barani per i senatori, Francesco Saverio Romano per i deputati e lui, Denis Verdini. Sia il Pd che il capo di Ala derubricano con decisione l'incontro, presentato ieri da vari organi di stampa come un «nuovo Nazareno» per sancire l'ingresso nella maggioranza di governo degli ex berlusconiani. Niente di tutto ciò, spiegano: l'incontro si svolge lontano dalle sedi di partito o di governo, tra delegazioni parlamentari e senza esponenti dell'esecutivo.
Verdini, ieri, era assai irritato per la fuga di notizie sull'incontro «al Nazareno», che aveva subito offerto alla minoranza Pd il destro per esprimere scandalo e vituperio (subito rilanciati dai grillini, che chiedono a Mattarella di verificare la «nuova maggioranza») e dare addosso al premier: «L'incontro con Verdini è una follia inspiegabile», gemeva via twitter Roberto Speranza, aspirante antagonista di Renzi al prossimo congresso. «Da molto tempo - spiegava Davide Zoggia - noi della sinistra Pd lo diciamo: in questo modo si cambiano la natura e gli obiettivi del Partito democratico». Pier Luigi Bersani si univa al coro: «Verdini in maggioranza? Voglio vedere anche questa!», sospirava in Transatlantico, inseguito dai cronisti. Dimentico, evidentemente, che Verdini in maggioranza lo aveva già non solo visto ma anche accolto a braccia aperte proprio lui, da segretario Pd: prima nel governo Monti e poi - dopo aver perso le elezioni del 2013 - in quello di Enrico Letta. Ma, essendoci oggi a Palazzo Chigi l'odiato Renzi, i voti un tempo benvenuti di Verdini si sono rapidamente trasformati in sterco del demonio per Bersani e i suoi. Anche perché, notano i renziani, «col sostegno dei verdiniani in Senato la minoranza Pd non può più esercitare il suo potere di ricatto numerico sulla maggioranza, e ne soffre». E infatti Speranza sottolinea che il governo Renzi dovrebbe tornare a dipendere dalla fronda Pd, e non da Ala: «Di Verdini non abbiamo per nulla bisogno. Anche perché una maggioranza c'è e non sono necessari i voti degli esponenti più discutibili».
Per la fuga di notizie che ha aperto la strada alla nuova polemica, Verdini era irritato con i suoi. Quella turbolenta e loquace compagnia di parlamentari - in costante crescita: giusto ieri è stato annunciato l'ingresso nel gruppo di un nuovo senatore, proveniente dalle file fittiane - che da settimane si lamenta con lui: «Facciamo i portatori di voti per Renzi, e non solo non ce ne viene nulla ma da Palazzo Chigi ci trattano pure come reietti e ci dicono che non siamo determinanti», era il succo delle proteste. L'incontro con il Pd è stato dunque chiesto e ottenuto per dare un contentino politico alle truppe di Ala, e dimostrare che - visto che posti e alleanze elettorali, a parte sporadici casi come Napoli, non sono in discussione - almeno sui provvedimenti parlamentari i verdiniani vengono coinvolti nella discussione preliminare.
«Vogliamo dare il nostro contributo alla valutazione dei testi, prima di votarli: giustizia, conflitto di interessi, prescrizione breve - dice un parlamentare di Ala - Non siamo disponibili ad appoggiare tutto a scatola chiusa».
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