Quel vescovo che accusa i sindaci obiettori e pro migranti

Monsignor Negri, ex arcivescovo di Ferrara, si è detto contrariato dai sindaci che utilizzano l'obiezione di coscienza per contrastare il Dl sicurezza

Quel vescovo che accusa i sindaci obiettori e pro migranti

C'è un vescovo a cui l'obiezione di coscienza nei confronti del Dl sicurezza non sembra interessare. Anzi, monsignor Negri, dalle pagine de La Stampa, ha fatto intendere di essere contrario a quei sindaci che hanno utilizzato un istituto tipico della materia bioetica per contrapporsi alla legge promossa da Matteo Salvini.

Negri è conosciuto per essere un conservatore. Qualcuno direbbe che è conosciuto per essere un cattolico. L'ex arcivescovo di Ferrara, dalle pagine de IlGiornale.it, aveva sollevato qualche preoccupazione sulla nascita del governo gialloverde. Fare uso dell'obiezione di coscienza per non applicare un atto derivante dalla politica, però, che è quello che alcuni sindaci hanno annunciato, sarebbe del tutto sbagliato. L'ecclesiastico lo ha chiarito dichiarando quanto segue: "La Costituzione italiana e una prassi consolidata fanno sì che non si possa tirare fuori l’obiezione di coscienza di fronte a tutto in chiave politica, soprattutto in particolare di fronte a disposizioni amministrative di un governo e magari dagli stessi che l’hanno finora negata proprio lì dove era invece legittima e doverosa. Il diritto all’obiezione va difeso quando sono messi in crisi principi fondamentali".

La prassi promossa da questi primi cittadini, insomma, nasconde pure un'altra problematica: se l'obiezione di coscienza viene chiamata in causa per questa tipologia di questioni, a cosa bisognerà fare appello quando e se si tratterà di discutere di diritti assoluti? Negri, che parte da questo presupposto, rincara la dose: "Quei sindaci che usano dell’obiezione di coscienza - volutamente come strumento politico - nei confronti di legittimi interventi di autorità superiori o pari, abusano del concetto".

L'intervista prosegue per il tramite di un parere parzialmente discostato dalla linea del cardinal Bagnasco, che era intervenuto sull'argomento: "Conosco e stimo sinceramente Bagnasco - ha dichiarato il monsignore - , dico solo che io non mi sarei spinto così lontano in quella “strada” così tecnica. Il tema della sicurezza è un problema del dialogo fra le forze laiche che partecipano alla vita sociale".

Insomma, in una fase in cui la Chiesa cattolica sembra guardare con interesse a quelle esperienze amministrative che hanno fatto dell'accoglienza dei migranti un caposaldo, un vescovo, almeno uno, sembra pensarla in modo diametralmente opposto.

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