Amarezza, disillusione e rabbia. Ad ascoltare le testimonianze dei parlamentari fuoriusciti dal Movimento 5 stelle si avverte lo stesso disagio provato da chi è fuggito da uno di quei culti totalizzanti che ti rubano la vita. E al Giornale uno di loro, il deputato Walter Rizzetto, lo dice chiaro: «Più che un movimento, è una setta».
Ma i racconti coincidono: un mondo fatto di singoli senza possibilità decisionale e di un vertice, la Casaleggio associati, coadiuvato da pochi eletti, il cui potere annulla qualsiasi tipo di volontà dei sottoposti. «Ma non chiamateci trombati - dicono in coro semmai abbiamo aperto gli occhi e vogliamo dire agli italiani che dare in mano il potere ai pentastellati sarebbe un grosso sbaglio». Rizzetto (ora in Terra Nostra-Fdi) rievoca: «L'idea nata nel 2005 di creare un Movimento che desse risposte alla politica mi affascinava. Oggi, invece, siamo di fronte a un partito fatto da cerchi magici e persone che devono essere pompate più di altre. A decidere i candidati sono Grillo e Di Maio e ogni decisione cala dall'alto». Rizzetto uscì dopo essere stato additato da Grillo come uno che non rappresentava le posizioni del M5s. «Chi non era allineato rispetto a quello che il capo decideva - puntualizza - veniva escluso e allontanato. Con il metodo della delegittimazione. Chissà cosa pensano ora i militanti riguardo al cambio di strategia che il M5s ha avuto, ad esempio, nei confronti dell'euro».
Lorenzo Battista, oggi senatore di Mdp, fu buttato fuori assieme ad altri colleghi per aver criticato la scelta di Grillo di andare dall'allora presidente del Consiglio Matteo Renzi: «Facemmo un comunicato spiega e per quello la pagammo molto cara. Ancora oggi sono messo alla gogna mediatica». Perché, spiegano i fuoriusciti, anche la comunicazione è blindata. «Ci dicevano prosegue il senatore - che era scelta della Casaleggio, che è il vero potere. Comunque, hanno capito che gli italiani ormai credono a qualunque cosa perché sono stanchi dei vecchi poteri, voterebbero anche Topolino, se si candidasse». La vera magagna? Per Battista il fatto che il Movimento è «un soggetto politico incostituzionale. Vorrei scrivere al presidente della Repubblica dice - per chiedergli come possa accettare che un parlamentare si possa candidare con il vincolo di mandato».
La senatrice Maria Mussini (Gruppo misto) aveva presentato le dimissioni da senatore per dimostrare che non era d'accordo sulla mancanza di rispetto delle regole, visto che alcuni venivano buttati fuori senza un confronto democratico. «Il vero nodo - chiarisce - è che l'esperimento di Casaleggio è stato far diventare la politica il prodotto della propria azienda».
«Dal 2013 - dice invece l'onorevole Mara Mucci (oggi in Ci) - denunciammo che veniva preclusa la possibilità di far politica, ma la risposta del capogruppo di turno era sempre Casaleggio dice questo. Abbiamo chiesto spiegazioni, non potendo cambiare siamo usciti». E continua: «La verità è che il cittadino non approfondisce e segue la politica solo in superficie. Loro contano sulla manipolazione e su un livello culturale che è scemato anche a causa loro».
La senatrice Alessandra Bencini (Gruppo misto) non usa mezzi termini: «Chi tira le fila è la Casaleggio associati». Una società che ha basato la sua forza sul web e che è riuscita a tirarsi dietro centinaia di migliaia di seguaci, pronti anche a diffondere fake news pur di difendere il Movimento.
«Il Garante per la privacy continua Bencini - ha svelato il legame tra Rousseau e la Wind, e ora c'è il dubbio che dati sensibili delle persone possano finire sul mercato. Si riempiono la bocca con la parola onestà, ma se non fa rima con capacità, allora non si va da nessuna parte».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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