I nostalgici della monarchia abbandonino la speranza di poter far visita alle tombe di Vittorio Emanuele III e della regina Elena. Il rettore della basilica di Vicoforte, dove le salme dei due reali sono state traslate, infatti, ha disposto il divieto d'accesso all'area di sepoltura «per motivi di sicurezza» forse perché le contestazioni al rientro delle salme dei due ex monarchi d'Italia hanno fatto temere qualche possibile ritorsione. Un provvedimento che non ha impedito ai curiosi e agli appassionati di storia reale di mettersi in coda, anche perché, attraverso un cancello, le tombe sono visibili.
Possibile, però, che i cancelli di fronte alle tombe siano aperti il prossimo 28 dicembre, giorno in cui ricorreranno i 70 anni dalla morte di Vittorio Emanuele III. E in ogni caso, nella chiesa si può entrare senza problemi nelle fasce orarie 8-12 e 14,30-18.30. Il luogo di culto, un tempo meta di pochi pellegrini, oggi viene visitato da centinaia di persone, attirate proprio dalla presenza delle due sepolture che nei giorni scorsi tanto hanno fatto discutere.
C'è chi sostiene che a Vicoforte potrebbero essere portati anche i feretri di Umberto II e Maria José, oggi conservati a Hautecombe, in Savoia, ma il principe Emanuele Filiberto ha assicurato che darà battaglia affinché siano sepolte nel luogo deputato ai resti dei re d'Italia: il Pantheon. Si preannuncia, pertanto, una lunga battaglia.
La traslazione delle salme dei due monarchi nella basilica vicino a Mondovì è avvenuto grazie all'intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, su richiesta di Maria Gabriella di Savoia, sorella di Vittorio Emanuele. A mediare sarebbe stato Aldo Mola, il presidente di quella Consulta dei senatori del regno che come erede legittimo riconosce Amedeo d'Aosta e non Vittorio Emanuele di Savoia. E infatti su questo punto non ci sta: «La Consulta dei senatori del regno - spiega il professor Pier Luigi Duvina, presidente della Consulta che fa capo agli eredi al trono d'Italia - è la continuazione ideale e pratica del Senato del Regno. E stata fortemente voluta da re Umberto per non disperdere il patrimonio culturale, storico e contemporaneo che essa racchiudeva. Tutti i presidenti che si sono succeduti negli ultimi 50 anni si sono sempre riferiti a Vittorio Emanuele, dopo la scomparsa del re. Tutti, nessuno escluso, riconoscendolo come erede legittimo».
Attrito fra le Consulte a parte, non sono mancate polemiche neppure sul saluto militare da parte di tre membri dell'equipaggio del C-130J che ha trasportato la salma di Vittorio Emanuele III a Cuneo, atto dovuto e di rispetto di fronte a qualsiasi defunto. E sulla cerimonia di traslazione del feretro dell'ex re in cui si vede chiaramente il picchetto d'onore di carabinieri e alpini. Un «bellissimo gesto» di saluto, per i monarchici, a quello che un tempo fu il capo delle Forze armate. Per altri un omaggio criticabile.
E poi c'è la faccenda della corona poggiata sulla bara dell'ex re.
Si tratta di un oggetto senza alcun fondamento storico visto che l'unica corona d'Italia mai esistita è quella ferrea, conservata a Monza, che fu cinta da Carlo Magno e Napoleone. «Quella riportata sul loro stemma è solo disegnata e non fu mai materialmente realizzata», spiegano i fedeli a Casa Savoia. Meglio sarebbe stato, è il sottinteso, non mettere nulla.
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