Il comandate dei vigili urbani di Napoli non può che chiamarsi Ciro Esposito. Un po' come se il suo omologo di Milano rispondesse al nome di Ambrogio Brambilla. Ma - questioni onomastiche a parte - tanto il colonnello Esposito (che esiste davvero), quanto il suo parigrado Brambilla (frutto di immaginazione), sono accomunati dalla titanica impresa di combattere il fenomeno degli «imboscati»: poliziotti municipali che se ne inventano una più del diavolo per evitare di prestare servizio in strada, ripiegando su una più comoda poltrona in ufficio (ma, come vedremo, c'è chi riesce a farsi esonerare perfino dal lavoro di scrivania). Premessa d'obbligo: l'andazzo - anzi, il malandazzo - non è prerogativa di Napoli o Milano, ma riguarda tutta Italia. E, ovviamente, non si limita alla categoria dei vigili urbani, ma investe ogni professione (giornalisti in testa). Per non sembrare antimeridionali, citiamo i dati pubblicati ieri dal Mattino di Napoli che è uscito in prima pagina con il seguente titolo: «I vigili con il certificato per imboscarsi». Il pezzo, firmato da Paolo Barbuto, è uno spasso. Roba da io speriamo che me la cavo (a non far multe...). Il lead dell'articolo è tutto un programma: «Napoli è una città difficile, governarla con 1761 vigili è un'impresa; se poi ce ne sono 519 che hanno limitazioni nel lavoro in strada o possono svolgere solo servizio in ufficio, perché glielo ha detto il dottore, beh, allora diventa tutto più difficile. A meno che...». E qui si comincia a ridere: «Nei faldoni del comando sono custoditi certificati medici che sembrano usciti da un film comico. C'è ad esempio, il vigile che può prestare solo servizio interno, senza uscire dalle mura dell'ufficio, però allo stesso tempo può stare solo pochi minuti al giorno davanti al computer e non può nemmeno rispondere al telefono del centralino: quale sarà la patologia che ti vieta di alzare la cornetta? C'è, poi, quell'altro vigile al quale è stato prescritto il divieto di sedersi alla guida di un'auto della polizia municipale; qui c'è una sottigliezza perché quel vigile la sua automobile personale può guidarla a piacimento, è proprio quella con la scritta polizia municipale che gli è vietata: che malattia avrà? C'è, ancora, quell'altro agente al quale non solo è vietato guidare l'auto dei vigili, ma non può nemmeno viaggiare come passeggero, niente di niente. Si arriva, addirittura, al caso limite del poliziotto municipale al quale viene revocato il permesso di tenere la pistola e per il quale viene chiesto di evitare il contatto con il pubblico: ma una persona con queste caratteristiche può realmente fare il vigile?».Ma ora il colonnello Ciro Esposito ha deciso di vederci chiaro. Non solo mettendosi gli occhiali, ma soprattutto disponendo un'ispezione nell'ufficio che scrive i certificati dei vigili. Obiettivo (utopistico?): scoprire se le tante - troppe - «limitazioni» concesse ai suoi agenti sono davvero giustificate o frutto di qualche - diciamo così - «esagerazione». Sul punto l'anno scorso Panorama svolse un'inchiesta, rivelando una serie di «anomalie». La conclusione fu: «Napoli, capitale mondiale del traffico stradale piu creativo e caotico. Solo un vigile urbano su 5 è impegnato in strada. Su oltre 2 mila titolari in totale, con uno stipendio in media di 38 mila euro lordi all'anno, quelli veramente attivi sono meno di 400».Colpa anche di un esercito di sindacalisti, di troppi «inidonei al servizio» e di una marea, appunto, di imboscati. Un esempio emblematico. Nella scorsa Pasquetta soltanto in 178 hanno risposto «presente» (idem fecero anche i loro colleghi della Capitale). Intanto un dossier sui permessi facili è stato trasmesso alla Procura, la quale - fanno sapere da Palazzo di giustizia - sta «studiando le carte». Nell'attesa che le «carte» finiscano di essere «studiate», Napoli continua a «funzionare» cosi: i vigili non vigilano e nessuno vigila su di loro. Dai sindacati c'è da aspettarsi poca collaborazione.
Motivo? Nel 2012 un agente, che eanche dirigente della Cisl, non ha mai lavorato nei weekend, e nel 2013 si econcesso solo 3 sabati di servizio. Un suo collega di un'altra sigla, la Diccap, per 2 anni ha terminato la settimana lavorativa il mercoledì: assente dal giovedi al sabato. Che si fa, conciliamo?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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