Scherza coi fanti ma lascia stare i santi. Soprattutto se islamici, è il caso di aggiungere, e anche se non esattamente di santi si tratta. A pochi giorni dall'anniversario del massacro nella redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo, i cui autori e disegnatori avevano ironizzato nel loro stile dissacrante sulla figura del fondatore della religione musulmana, il 2019 si chiude con due notizie che, in modo completamente diverso, rilanciano la polemica sull'incrocio pericoloso tra satira e islam.
La prima arriva dai Paesi Bassi, dove il leader della destra xenofoba nazionale Geert Wilders, conosciuto da anni per le sue posizioni esplicitamente anti islamiche, ha annunciato la sua intenzione di tornare a organizzare un concorso di caricature del profeta Maometto. Abbiamo scritto «tornare» perché Wilders ci aveva già provato un anno e mezzo fa, salvo poi sospendere l'iniziativa in seguito alla virulenza delle proteste esplose tra le comunità musulmane non solo di diversi Paesi stranieri, primo fra tutti il Pakistan, ma anche della stessa Olanda: qui si erano verificati incidenti di piazza e si era arrivati a rivolgere minacce di morte al capo del Partito per la Libertà e a tentare omicidi di «infedeli» scelti a caso con la singolare motivazione di voler così «proteggere il profeta Maometto». In particolare, un cittadino pachistano era stato condannato da un tribunale olandese a 10 anni di carcere per aver organizzato un attentato alla vita di Wilders, dopo aver pubblicato su Facebook un video in cui chiedeva l'aiuto dei correligionari per «mandarlo all'inferno». Il giorno dopo, un giovane afgano aveva aggredito con un coltello due turisti americani nella stazione di Amsterdam: arrestato, aveva fatto il nome di Wilders e spiegato di aver agito per difendere l'onore del Profeta dell'Islam. L'uomo era stato poi condannato a 26 anni.
In seguito a questi fatti inquietanti, Wilders aveva ricevuto una scorta di polizia e sospeso la sua iniziativa. Ieri, però, ha dimostrato di non aver imparato nulla e ha deciso di rilanciare il concorso: ha chiesto ai suoi follower su Twitter di inviargli i loro disegni satirici su Maometto, annunciando di voler organizzare una mostra nei locali del Parlamento olandese, all'Aia, invocando la libertà di espressione. Facile prevedere il riaccendersi di manifestazioni di protesta e atti di violenza, oltre che di un dibattito sull'opportunità di iniziative che, per quanto lecite, sembrano concepite per fomentare l'odio.
Se la prima notizia ci ricorda come certi temi, se messi in mano a demagoghi estremisti, diventano letteralmente esplosivi, la seconda invece ci rammenta amaramente come un altro estremismo, di matrice islamica, là dove è giunto al potere si dedica infallibilmente a soffocare la già citata libertà di espressione perfino dove questa viene usata per censurare i sanguinari eccessi del terrorismo. A Gaza infatti, dove i fanatici musulmani di Hamas dettano legge, un comico palestinese è stato condannato al carcere per «insulto ai sentimenti religiosi». Aadel al-Mashwakhi aveva pensato bene (anzi, male) di far girare su Youtube un video in cui metteva alla berlina lo Stato Islamico.
La scena di una finta esecuzione mostrava un condannato inginocchiato e bendato con accanto due ceffi armati di coltelli mentre il comico leggeva il capo d'accusa: «Ti taglieremo la testa perché dieci anni fa hai rubato una bustina di pistacchi a un'anziana e quattro anni fa hai nuotato in mare con pantaloncini 5 centimetri sopra al ginocchio, offendendo l'islam». Risultato: 18 mesi in galera. Veri.
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