«Forza Italia va ampiamente rinnovata - annuncia Silvio Berlusconi - con volti nuovi». Vuole uomini della società civile, più che «politicanti» di professione e cita il ministro Carlo Calenda come uno di quei «professionisti» che gli elettori chiedono. È quasi un nuovo «predellino», quello che il leader azzurro annuncia alla trasmissione «In Onda», su La7.
«Se ci saranno le condizioni, farò una dichiarazione, magari dal predellino di un aereo», scherza il Cavaliere. Ma è serio quando ricorda che i moderati sono la maggioranza e «se si unissero tutti in una formazione com'era il Pdl sarebbe utile, nel 2010 l'alleanza fu rotta e non dipese da me».
Il leader azzurro finalmente si concede a Luca Telese e David Parenzo, nell'intervista rinviata per due volte. E sulla nuova Fi scommette una pizza che supererà «almeno» il 30 per cento e che con la sua campagna elettorale su tv, radio, giornali e social network, farà capire agli italiani «che ci devono dare il 51 per cento per avere un Paese prospero e felice». Perchè lui non è «mai uscito dal campo e auguro ai gatti di avere tante vite quante Berlusconi». La voglia di rinnovamento il Cav la legge nei sondaggi sui leader, che darebbero a lui il 26 per cento e a Fi quasi il 15. Il distacco, dice, dimostra che il partito «è da molto tempo in campo, si sono fatte tante chiacchiere e spesso vanno in televisione persone che non suscitano l'interesse degli spettatori». Insomma, è da rifondare. «Sono gli elettori a chiedere che in politica scendano imprenditori, personaggi della cultura e del terzo settore. Gente che non vive di indennità, ma che abbia dimostrato di saperci fare». Questi «uomini capaci» possono formare un governo che combatta la «dittatura fiscale, giudiziaria e burocratica». Insiste sull'idea della Flat tax, «una tassa che pagheranno i cittadini e le imprese e non dico che la pagheranno con gioia, ma ridurrà drasticamente l'evasione fiscale».
Uno di questi uomini nuovi che Berlusconi cerca per Fi ha il volto di Calenda, anche se precisa di non aver mai incontrato il ministro dello Sviluppo, nè di averci parlato per telefono. «È un professionista e potrebbe essere tra le persone che gli elettori chiedono».
Qui il leader di Fi passa ai nemici numero uno, che non sono più i comunisti come una volta, ma i Cinque Stelle: «Veri professionisti della politica, che se vanno a casa restano senza lavoro. Italiani senza arte nè parte. La loro posizione di nullafacenti fa sì che accettino proposte tipo imposta sul reddito del 10 per cento».
Poi Berlusconi tranquillizza gli alleati, il leader leghista Matteo Salvini e la presidente di Fdi Giorgia Meloni, che temono l'«inciucio» con Matteo Renzi. «Il Nazareno è morto da molto tempo, non per colpa nostra ma di qualcun altro. Quanto ai miei alleati, loro sono cambiati un poco, io sono rimasto lo stesso». Unità, innanzitutto e il Cav ricorda la lezione del 1994: «Da allora vinciamo quando siamo uniti e perdiamo quando siamo divisi. Se c'è qualcuno convinto che il centrodestra deve stare unito quello sono io».
Sulla legge elettorale e la leadership, gli chiedono se chi arriva primo, con il proporzionale che lui auspica, sceglie il premier: «È sempre stato così - risponde l'ex premier-e credo sia la regola più giusta».
Nessun delfino in famiglia, ripete ancora una volta a proposito della figlia. «Marina è una persona meravigliosa e avrebbe la capacità, ma credo che la mia famiglia abbia già dato, attraverso di me, all'Italia e agli italiani. Non vorrei mai che un mio figlio subisse il massacro giudiziario che ho subito io». Di Piersilvio, invece, parla a proposito di calcio, per escludere «nella maniera più assoluta» che possa acquistare il Genoa, lui che tifa Milan fin da piccolo. «Il calcio è una religione e come non si cambia religione non si può cambiare squadra di calcio».
La campagna acquisti di Fi va avanti e il leader tranquillizza il suo popolo e i suoi parlamentari: «Fi non accoglierà nessuno di coloro che l'hanno lasciata, tradito gli elettori e addirittura sostenuto il governo della sinistra. Poi se torneranno nel centrodestra con loro movimenti, questo ci consentirà di vincere le elezioni». Parla, il Cav, del nuovo contenitore centrista cui sta lavorando l'ex ministro Enrico Costa.
Capitolo immigrazione e il Cavaliere ricorda gli accordi con il leader libico. «Tutti questi migranti non arrivavano perchè Gheddafi presidiava le coste con 6mila militari». Era «una persona leale» e la sua caduta, la guerra, ce l'ha «sulla coscienza un leader europeo». Tempi passati, diversi, in cui per Berlusconi l'Italia «contava davvero, grazie alla mia amicizia con Bush e Putin», mentre oggi «in politica estera non conta nulla».
Su Marcello Dell'Utri, Berlusconi non si tira indietro. Lo definisce «un italiano modello», che si trova «ingiustamente in carcere».
Una domanda su quanto guadagna e il Cav dice certo meno dell'anno scorso. Ha dovuto ripianare i debiti di Fi, 100 milioni in 4 anni. «Poi, è risaputo - sorride - che pago alla mia ultima moglie una cifra molto, molto elevata».
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