Le visioni di Casaleggio "I partiti? Moribondi". Ma tratta sulle poltrone

Il guru: «Ogni voto ci è costato solo 8 centesimi» Gabanelli contro il M5s per il video taroccato

Le visioni di Casaleggio "I partiti? Moribondi". Ma tratta sulle poltrone

«I partiti sono moribondi». Davide Casaleggio recita il de profundis della politica tradizionale in un lungo intervento sul Washington Post, a metà tra visione e propaganda. Nella prima categoria rientra l'osservazione sui costi: «Ogni voto ci è costato 8 centesimi, ai partiti tradizionali, invece, fino a cento volte di più (+Europa ha un costo stimato di 7 euro)».

Meno realistica invece è l'enfasi sulla democrazia diretta. Basti pensare alla scelta del leader politico Luigi Di Maio, votato attraverso la piattaforma Rousseau ma in una sfida senza rivali veri. E anche per quanto riguarda il finanziamento della politica, Casaleggio ricorda che «circa 19mila cittadini hanno donato per un totale di 865mila euro», ma la verità è che il Movimento ha rinunciato a una parte del finanziamento pubblico, non a tutto, scandalo rimborsi a parte. M5s ha incassato ad esempio i fondi per i gruppi parlamentari: 32 milioni solo per la Camera, dove l'M5s è stato il secondo per importi dei fondi ricevuti dopo il Pd. E da quest'anno, i 330 parlamentari eletti verseranno a Rousseau, la fondazione di cui Casaleggio è dominus assoluto, ben 300 euro al mese (provenienti dall'indennità parlamentare), dunque circa 6 milioni l'anno.

Il Movimento dunque, non sarà un partito, ma è più verticistico di qualunque partito e la democrazia interna è più eterodiretta che diretta. E mentre Casaleggio disegna scenari ideali, i suoi eletti in Parlamento, proprio come i «partiti moribondi», si gettano nel fango delle trattative per le poltrone di Camera e Senato.

Cercano di apparire diversi, «Non faremo con le altre forze politiche ciò che hanno fatto con noi: massimo dialogo con tutti», dice Di Maio, dimenticando che nella scorsa legislatura l'M5s ebbe presidenze di commissioni, influenzò la scelta di Grasso e Boldrini e lo stesso Di Maio ebbe la vice presidenza della Camera. Ma poi, come i vecchi partiti, dettano condizioni: «A noi spetta la presidenza della Camera». Pongono veti: «No a condannati» (un modo per escludere Paolo Romani di Fi). Mandano messaggi al Colle (una costante di Di Maio): «Apprezziamo molto che il Quirinale non stia mettendo fretta». Escludono e riaccolgono espulsi senza trasparenza: ieri è stato riabilitato il «pugile» con casa popolare a 7 euro Emanuele Dessì, mentre resterà fuori dal gruppo m5s il presidente del Potenza indagato Salvatore Caiata.

Intanto i grillini vincitori continuano a imbarcare nuovi fan (Enzo Scotti, l'ex ministro Dc presidente della Link Campus University che ha fornito tre ministri al «governo» grillino ieri ha «benedetto» il reddito di cittadinanza), ma anche a subire qualche presa di distanza.

Milena Gabanelli ha definito «scorretta» la manipolazione del video (come scritto ieri dal Giornale) in cui analizzava il reddito di cittadinanza, tagliato e trasformato in propaganda dai grillini: «Il video che avete pubblicato è diverso dall'originale - scrive la giornalista su Facebook alla grillina Laura Ferrara - Avete tagliato alcune parti e, di conseguenza, il messaggio complessivo risulta alterato».

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