La missione dello Schindler che li salva anche con l'aereo

Vive in Inghilterra, l'operazione a cui dedica la vita si chiama "Safe Heaven" e sembra un film

La missione dello Schindler che li salva anche con l'aereo

«Devo ripagare un debito» spiega Lord George Weidenfeld, uno Schindler ebreo che vive in Inghilterra e salva i cristiani dalle grinfie del Califfato.

La sua storia e l'operazione «Safe Heaven», letteralmente «Paradiso sicuro», che ha lanciato, sembra un film, ma è pura realtà.

Nel 1938, a soli cinque anni, fu salvato da un piano del genere dei cristiani, che lo fecero esfiltrare dall'Austria sotto il dominio nazista portandolo in salvo nel Regno Unito.

Ottant'anni dopo il nobile inglese ha creato un fondo e lanciato una vera e propria missione di soccorso per portare in salvo almeno duemila famiglie cristiane dalla Siria e dall'Iraq. I primi 150 fedeli di Cristo sono arrivati sani e salvi in Polonia lo scorso luglio.

«L'obiettivo primario è portare i cristiani in un rifugio sicuro» ha spiegato al Times di Londra, lord Weidenfeld.

«La ferocia primitiva dell'Isis è senza precedenti anche rispetto ai nazisti - sottolinea il nobile britannico - Si tratta di pura lussuria per l'orrore ed il sadismo. Non c'è mai stata gentaglia come questa».

Nel 1938 quando era solo un ragazzino ebreo in Austria, senza un soldo e travolto dai primi sintomi dell'espansione nazista trovò sulla sua strada i cristiani ad aiutarlo.

Un gruppo di quaccheri inglesi di Plymouth avevano messo in piedi il programma semi clandestino «Kindertransport», che salvò oltre 10mila bambini ebrei dalla furia nazista in Austria, Cecoslovacchia e Polonia poco prima della scoppio della seconda guerra mondiale.

Uno degli organizzatori del piano era Sir Nicholas Winton morto il primo luglio all'età di 106 anni. A lui, che veniva chiamato «lo Schindler britannico» è dedicata l'operazione «Paradiso sicuro» per salvare i cristiani minacciati dall'Isis.

Alcuno gruppi islamici hanno criticato l'iniziativa sostenendo che è discriminatoria nei confronti delle vittime musulmane del Califfato. Le anime candide del Dipartimento di stato Usa hanno addirittura rifiutato l'appoggio scrivendo nero su bianco che «non c'è alcuna possibilità di aiutare i cristiani per la loro affiliazione religiosa».

Lord Weidenfeld fa spallucce e risponde a tono: «Non posso salvare il mondo intero, ma esiste una concreta possibilità di aiutare i cristiani. Lascio ad altri fare quello che vogliono con i musulmani».

Un bimbo piccolo e sorridente in braccio alla sorella ed un'altra ragazza finalmente ben vestita sono l'immagine del primo successo dell'operazione «Paradiso sicuro».

Lo scorso luglio 150 cristiani esfiltrati dalla Siria, dove erano minacciati dalle avanzate dell'Isis, sono arrivati a Varsavia.

La prima tappa a Beirut, la capitale libanese, dove si coprivano il volto per non farsi riconoscere con il timore che i loro parenti rimasti nel carnaio siriano subiscano rappresaglie. Poi un charter privato li ha portati tutti in Polonia e sono scoppiati i pianti di gioia misti al primo sorriso dopo anni di guerra.

Il fondo creato dallo Schindler ebreo dei cristiani servirà a garantire le spese di sostentamento dei profughi portati in salvo per 12-18 mesi.

Il braccio operativo è la fondazione Barnabas, che ha le idee chiare: «Non possiamo fare molto per cambiare il corso degli eventi politici e militari (a parte pregare), ma possiamo salvare i nostri fratelli e sorelle dai «campi di sterminio» dello Stato islamico».

Patrick Sookhdeo ha già partecipato al salvataggio di 8mila cristiani sudanesi oltre ad aver aiutato i confratelli in Pakistan ed i mitici Hmong, che avevo combattuto con gli americani in Vietnam. Grazie al denaro raccolto da lord Weidenfeld si vuole portare in salvo 2mila famiglie cristiane.

Il nobile inglese, che ha lodato i combattenti curdi a Kobane, la Stalingrado dell'Isis, attacca l'ignavia dell'Occidente.

«Come membro di una generazione che ha vissuto la seconda guerra mondiale sono inorridito dalla mancanza di volontà di difendersi e di mandare gli scarponi sul terreno - ha dichiarato il nobile -. La mancanza di volontà di combattere il nemico per uccidere il drago nella sua tana».

Senza armi e con la forza della fede l'operazione «Paradiso sicuro» ha lanciato l'offensiva «contro la nuova orda di mongoli, che distruggono le chiese» rappresentata dalle bandiere nere.

«Molti cristiani che si erano aggrappati fino all'ultimo alla loro amata terra hanno deciso di scappare. Ma come? - si legge sul sito che presenta l'operazione di salvataggio - Sono drammaticamente vulnerabili agli abusi dei trafficanti di esseri umani, che spillano tutti i soldi per poi abbandonarli. Alcuni sono annegati per attraversare il Mediterraneo e anche ottenere un passaporto può risultare impossibile».

Per questi motivi «quello che serve è un percorso sicuro ed un luogo tranquillo dove i cristiani possano stabilirsi e vivere in pace».

L'operazione «Paradiso sicuro» lancia un

appello a tutti i paesi europei compresa l'Italia.

«Migliaia di famiglie cristiane devono andarsene - riporta il sito - Siamo alla ricerca di parrocchie che diano il benvenuto ai confratelli in fuga dalla Siria e dall'Iraq».

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